Le elezioni di autunno avrebbero messo in difficoltà qualsiasi governo, tanto più un governo politico che, per definizione, con la prima Legge di Bilancio vuole imprimere un indirizzo e una strategia chiara e sicura.

I tempi tecnici per una discussione parlamentare (Senato e Camera) non sono più di 20 giorni. Un tempo troppo breve per qualsiasi verifica delle poste, sia in termini giuridici e sia in termini contabili. Inoltre, la legge di Bilancio, passo dopo passo, si arricchisce di nuovi articoli, ormai sembrano 174, che appesantiscono e soprattutto impediscono l’analisi. In effetti è una manovra arruffata e “grigia”, con delle misure bandiera che sono delle vere e proprie mance. Per quel poco che è stato possibile comprendere dalla comunicazione fatta alla Commissione Europea, si tratta di poco più di 2 mld di euro. Financo gli interventi bandiera sembrano incerti nella loro struttura giuridica e negli effetti finanziari. Si pensi alla tassazione delle mance, oppure alla flat tax, soprassedendo sui provvedimenti relativi al cuneo fiscale e alla detassazione del 50% dei premi di produttività. Si tratta, nel loro insieme, di misure che hanno poca efficacia se non quella di blandire alcuni attori economici. Potrei anche insistere con il rinvio della plastic tax o della sugar tax per un importo di poco meno di 2 mld di euro di minori entrate fiscali. Insistendo sulla impossibilità di riflettere e predisporre una Legge di Bilancio pari alla logica e al senso di un documento che indirizza le politiche fiscali ed economiche, l’inflazione, per esempio, ha già colpito duro il Reddito di Cittadinanza che non è interessato da nessun adeguamento inflazionistico. In soldoni, chi percepisce il RdC ha già registrato una decurtazione netta del 12% del potere di acquisto.

In ragione delle oggettive difficoltà nella predisposizione e valutazione della Legge di Bilancio, considerato che la Commissione europea ha predisposto un nuovo Patto di Stabilità e Crescita, decisamente migliore di quello passato e da approvare nel 2023 per evitare di ri-cadere nelle forche caudine del vecchio Patto, considerato che il patto prefigura una certa programmazione degli investimenti in energia, ambiente, trasporto e digitalizzazione, unitamente a un rientro (stabilizzazione) del debito pubblico molto più graduale, predisporre una Legge di Bilancio così “arruffata” in una situazione di profonda incertezza rispetto alle cose che devono essere fatte, sarebbe molto meglio l’esercizio provvisorio di almeno 1-2 mesi per il 2023, adottando nel frattempo un decreto legge capace di attutire l’impatto dell’inflazione in generale e dell’energia in particolare.

Se veramente il Governo intende fare le riforme che reclama con le “mance” presenti nell’attuale Legge di Bilancio, meglio farebbe a programmare riforme così importanti con maggiore competenza e conoscenza. Alcune poste sono “inguardabili” e lontane dalla programmazione che la tanto vituperata Commissione europea imporrà ai paesi. Prendendo per buona l’intenzione di riformare la Previdenza, il RdC, rimodulare il prelievo fiscale o altre importanti poste incomprensibili della Legge di Bilancio, l’esercizio provvisorio di 2-3 mesi è una soluzione credibile, alla condizione che si faccia un decreto che assolva alle cose più urgenti.

Non è una soluzione facile, ma 20 giorni di discussione parlamentare e la difficile comprensione delle poste (mal formulate), rendono l’esercizio provvisorio qualcosa di utile per l’opposizione e le parti sociali e ancor più per il governo.