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Non di sola guerra vive l’uomo

Non di sola guerra vive l’uomo

Israele/Palestina L’attacco di Hamas è una ferita che ha sprofondato Israele nel terrore. Con altrettanta chiarezza chiediamo che si fermi la violenza su Gaza che vede già migliaia di civili morti

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 26 ottobre 2023

Il 7 Ottobre è iniziata una spirale di violenza, di odio, di morte perpetuato con estrema efferatezza e crudeltà dagli uomini di Hamas. Non ci sono parole per descrivere l’orrore provocato. Una ferita che ha fatto sprofondare, tutta Israele nel terrore. Un’azione pianificata da due anni come dichiarato dalla stessa organizzazione islamica, e che costituisce un atto terroristico che rischia di apparire per efferatezza di matrice più antisemita che antisraeliana, animato dalla volontà di compiere una strage che annichilisse il nemico.

In modo altrettanto chiaro dobbiamo chiedere che si fermi questo perpetuarsi di violenza nella Striscia di Gaza dove ci sono migliaia di morti, tra cui moltissime donne e bambini. Dove la mancanza di energia, cibo, acqua e medicinali sta fiaccando un intero popolo. Non è comprensibile uno spiegamento di forze così sproporzionato.

Se il diritto di autodifesa del governo israeliano è giusto, se è giusto chiedere lo scioglimento e la condanna di Hamas, dobbiamo dire molto chiaramente che l’autodifesa non può diventare vendetta cieca e distruttiva, che peraltro genererà un’ulteriore spirale di violenza.

Come ha detto il card. Pizzaballa: “I continui pesanti bombardamenti che da giorni martellano Gaza causeranno solo morte e distruzione e non faranno altro che aumentare odio e rancore, non risolveranno alcun problema, ma anzi ne creeranno dei nuovi. È tempo di fermare questa guerra, questa violenza insensata”.

Come Acli ripetiamo il nostro no, saremo impegnati il 27 Ottobre con la Rete Pace e Disarmo per sensibilizzare l’opinione pubblica e lo stesso giorno aderiamo all’invito di Papa Francesco, nel vivere e promuovere la giornata di preghiera e digiuno. Non è inutile manifestare, né per un cristiano pregare, intercedere per la Pace. È un modo per essere vicini alle persone innocenti che stanno vivendo momenti di tragica sofferenza.

A noi spetta il compito di saper accogliere la Pace, contribuendo a costruire le necessarie condizioni di giustizia, di verità, di libertà e di perdono. Di fronte a tanto orrore e violenza, di fronte alla guerra, noi scegliamo la parte delle vittime, da ogni parte siano. Sono loro il punto di partenza dal quale possiamo superare la spirale di morte che viviamo con dolore in Israele e Palestina.

Dobbiamo avere una consapevolezza, l’onere maggiore per la risoluzione del conflitto spetta ad Israele, proprio in quanto Stato democratico: ed essere una democrazia implica una maggiore responsabilità davanti ai propri cittadini ed al mondo intero che va oltre il pur doveroso impegno alla tutela della propria sicurezza. Un grande onere sta anche nelle grandi democrazie Occidentali, dagli Stati uniti ai paesi Europei. Non possiamo accettare che la guerra entri così facilmente nella sfera delle opzioni possibili (ineluttabili) e che invece non ci si adoperi per far vincere la diplomazia, per valorizzare, e non umiliare, l’Onu, per aprire ponti di dialogo, per far rispettare risoluzioni e il diritto internazionale ed umanitario.

La proposta di chiudere di nuovo i confini, come sta succedendo tra l’Italia e la Slovenia sospendendo Scenghen sono una regressione della democrazia. La miopia della politica individua nella chiusura, nella sola difesa armata, nell’esportazione di armi (in Italia bai passando scandalosamente la legge 185/90 le vendiamo a paesi in guerra e che violano i diritti umani), l’unica strada percorribile. Le democrazie devono insistere per iniziative che possono favorire un accordo fra le parti, per un vero ed immediato cessate il fuoco, che sospenda le attività i per una ripresa dei negoziati che parta dall’accettazione dell’esistenza di Israele e del suo diritto ad un’esistenza libera e sicura e allo stesso tempo al riconoscimento del pieno diritto del popolo palestinese di costituirsi in uno Stato indipendente.

Le democrazie non devono smarrire i fondamenti del proprio convivere, né cedere alla violenza. Le democrazie non si difendono con le armi ma facendo rispettare il diritto, con le conquiste sociali, con l’apertura dei confini, le democrazie si difendono nella cooperazione, nella cultura, nel favorire libertà, accoglienza, progresso economico.

In Italia la democrazia è garantita dalla Costituzione, che riconosce i diritti inviolabili dell’uomo perché scritta da chi ha visto cancellare ogni diritto, riconosce la dignità sociale di ognuno, senza distinzioni perché è nata contro il disprezzo dell’altro e ripudia la guerra perché chi aveva vissuto la tremenda esperienza della guerra sapeva quanto fosse urgente scolpire, nell’atto fondante della nostra convivenza, parole di Pace.
In un mondo precipitato nel conflitto dall’Ucraina, al Nagorno-Karabakh per non dimenticarne tanti altri le democrazie devono difendere l’idea di Pace perché non di solo guerra vive l’uomo.

* Presidente Nazionale Acli

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