Non ci credo, abbiamo vinto. Notte folle per la République
Francia Nessuno aveva visto arrivare il trionfo delle sinistre. Così una capitale e la sua piazza più politica (quella con la Marianne) sono esplose dalla gioia
Francia Nessuno aveva visto arrivare il trionfo delle sinistre. Così una capitale e la sua piazza più politica (quella con la Marianne) sono esplose dalla gioia
Parigi si è svegliata in un lunedì ben diverso dal solito, sorpresa dal risultato elettorale del secondo turno delle legislative e segnata – soprattutto intorno a Place de la République – dai festeggiamenti della notte precedente.
NON ERA nell’aria, neanche lontanamente, ciò che alle otto di sera di domenica è apparso sugli schermi televisivi francesi. Al quartier generale de La France Insoumise i giornalisti, increduli, già mezz’ora prima avevano cominciato a scambiarsi l’ultimo sondaggio affidabile: sinistra in testa, estrema destra in fondo, Macron in mezzo. «Incredibile», commenta sbigottito un corrispondente italiano – e come dargli torto? Per due settimane la totalità dei media e degli istituti di sondaggio francesi non hanno fatto altro che accompagnare l’avanzata di Jordan Bardella, considerata ineluttabile se non, per alcuni, del tutto desiderabile.
Giacché l’alternativa offerta dal Nuovo Fronte Popolare è un programma basato sull’aumento dei salari, la difesa di istruzione e sanità pubblica, il riconoscimento della Palestina. Abbastanza per attirarsi gli strali di una buona fetta dei media francesi, che non hanno esitato a descrivere quello del Nfp come un progetto «antisemita, islamogauchista» se non fondato sull’«odio di classe e l’isteria fiscale», come recita un editoriale ormai celebre di Le Figaro, pubblicato all’alba del primo turno delle legislative.
PIÙ DI OGNI altra personalità, a subire la campagna di demonizzazione è stato il leader di Lfi Jean-Luc Mélenchon e, fino a domenica sera, si poteva pure sospettare che la manovra avesse funzionato. Poi sono arrivati i risultati. Le piazze, incredule, sono state presto travolte dalla gioia. Per una volta abbiamo vinto, pensano le decine di migliaia di persone accorse nel nord di Parigi al quartier generale de La France Insoumise o già assiepate nella Place de la République. «Front Populaire! Tout le monde déteste les fachos!», gridano gruppetti di giovani con addosso magliette di calcio nordafricane, vecchi con la kefyah, quadri di partito, genitori coi bambini. Tutti hanno ascoltato l’appello di Jean-Luc Mélenchon a «restare mobilitati», giacché «il governo del Nuovo Fronte Popolare non avrà autorità» se non quella che gli sarà conferita dai «cittadini mobilitati» per tout changer.
«On est là», ‘siamo qui’, lo slogan dei Gilet gialli si sente lungo il canal Saint Martin che conduce a République. La folla che approfitta dell’estate sventola le bandiere della France Insoumise e del Nuovo Fronte Popolare: «abbiamo vinto!» grida un gruppo di ragazze, «hanno perso!» risponde un altro. Da una riva all’altra rimbalza un grido: «La jeunesse emmerde le Front National!», la gioventù manda a quel paese il Fn, refrain di una celebre canzone del gruppo punk Bérurier Noir.
IN QUESTI ANNI di mobilitazioni e di conflitti, un libro intero potrebbe essere dedicato al ruolo svolto dalla Place de la République, con la statua della Marianne che vi troneggia al centro, regolarmente ricoperta da tags e slogan e illuminata dai fumogeni accesi da giovani che ne scalano i rilievi. Anche stasera, la scenografia non delude. In migliaia urlano e festeggiano, pressati come delle sardine, con gran profitto dei tradizionali venditori di bibite e salsicce, eroi mai celebrati delle grandi manifestazioni francesi.
LA FESTA continuerebbe fino all’alba, se la polizia non la guastasse innaffiandola di lacrimogeni. Niente di che per una città abituata a ben altro: le persone continuano a festeggiare, per lo più passeggiando e invadendo le strade attorno a République, dirigendosi in mille rivoli più a nord.
Una volante della polizia si ferma in mezzo alla manifestazione, gli agenti scendono mascherandosi il viso, estraendo le armi e flettendo i muscoli. Una ragazza li apostrofa, abbracciata a un ragazzo. Un poliziotto le va sotto a muso duro, la folla protesta, la ragazza lo guarda negli occhi, tiene duro, l’agente se ne va. «Ça va?» le si chiede, «ma certo,» dice, sfilando la mano con la quale stringeva il suo amico, ormai esangue. Poi arriva un corteo spontaneo, sommerge pacificamente la volante e la inghiottisce, cantando: «Siamo tutti antifascisti!»
UNA NOTTE in cui si sono raccolti i modi e le espressioni di un decennio di conflitti sociali che hanno segnato la politica francese. Poiché senza le folle che hanno assediato le sedi dei partiti dopo le europee, forzando la mano delle dirigenze affinché si creasse un fronte unito, il Nfp non esisterebbe e tantomeno il suo programma. Né vi sarebbe stata la sua vittoria, se migliaia di militanti non si fossero impegnati nella campagna elettorale, sostenuta dai sindacati e dalla società civile. Il Nuovo Fronte Popolare è anche questo: migliaia di piedi che battono i pavés di una Parigi in festa, almeno per una notte.
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