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«Non abbandoneremo Kiev» Biden a Berlino rilancia la Nato

Il primo ministro inglese Starmer , il presidente Usa Biden, quello francese Macron, il cancelliere Scholz a Berlino foto ApIl primo ministro inglese Starmer, il presidente Usa Biden, quello francese Macron, il cancelliere Scholz a Berlino – Ap/Markus Schreiber

Il limite ignoto Crescono i timori per la situazione sul campo. Washington promette 450 milioni di aiuti

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 19 ottobre 2024

La visita di Joe Biden ieri a Berlino intendeva mandare un segnale al mondo e a Putin: la coalizione occidentale per l’Ucraina resiste, è ancora forte e non si farà spezzare dal protrarsi del conflitto in Europa dell’Est. «Abbiamo davanti a noi un inverno difficile e non possiamo cedere, non possiamo stancarci, dobbiamo continuare a dare il nostro sostegno fino a quando l’Ucraina n on otterrà una pace giusta» ha dichiarato il presidente degli Stati uniti dal pulpito allestito nel Palazzo di Bellevue, la residenza ufficiale del presidente tedesco. Vicino all’anziano leader della Casa bianca l’omologo tedesco Steinmeir, che l’ha insignito della classe più alta dell’Ordine al Merito della Germania per l’amicizia tra i due Paesi. Presenti anche il cancelliere Scholz, il presidente francese Macron e il premier britannico Starmer. Grande assente di questo vertice operativo l’Italia, con la premier Meloni in visita ufficiale in Libano.

I QUATTRO convitati non hanno mai nominato Donald Trump, ma dai loro discorsi è evidente che a meno di tre settimane dalle elezioni negli Usa lo sfidante di Kamala Harris fa paura. Il tycoon, lo ha ribadito più volte, è propenso a rivedere i pesi all’interno della Nato e a imporre nuove (e più sfavorevoli) tariffe commerciali anche agli alleati europei. Inoltre, la sua posizione sulla guerra in Ucraina sembra più orientata a una rapida risoluzione del conflitto – a ogni costo e persino al compromesso con il Cremlino -, che al «sostegno per tutto il tempo necessario» evocato ieri da Scholz. Senza contare che negli ultimi mesi Trump ha persino espresso dei dubbi sull’eventualità di un intervento di Washington in difesa dei membri europei della Nato in caso di attacco esterno. È ovvio che i proclami della campagna elettorale non vanno presi come oro colato, ma ciò non toglie che le posizioni di Trump preoccupino gli esecutivi europei. Del resto, lo ha sottolineato nel suo discorso anche il presidente Steinmeir: «ci sono sempre stati momenti di vicinanza e di distanza tra noi e gli Usa, è normale. Anche recentemente, solo pochi anni fa, la distanza era cresciuta così tanto che ci siamo quasi persi». Il riferimento non esplicitato è ai 4 anni di presidenza di Trump. «Nei mesi a venire spero che gli europei ricordino che l’America è indispensabile per noi e spero che gli americani ricordino: i vostri alleati sono indispensabili per voi. Non siamo solo ‘altri Paesi’ nel mondo: siamo amici». Ma l’elettorato repubblicano non sembra condividere tale opinione.

PER QUESTO Biden ha voluto comunque essere presente in Germania nonostante fosse saltato il vertice allargato previsto alla base di Ramstein. Il presidente uscente vuole sfruttare il più possibile gli ultimi mesi del mandato per continuare a portare avanti la sua idea di politica estera, coltivata in 3 anni di appoggio statunitense a Kiev e, più di recente, a Israele. «Entro dicembre di quest’anno gli Usa invieranno all’Ucraina nuovi pacchetti di aiuti militari per 500-700 milioni di dollari» ha rivelato ieri Zelensky in un intervento alla tv nazionale, «uno ogni due o tre settimane» in modo da rifornire costantemente le forze armate di Kiev. Washington per ora ha parlato di circa 450 milioni di dollari e di nuove sanzioni all’Iran per la fornitura di droni alla Russia. Ma sul campo la situazione continua a essere sfavorevole per i difensori, malgrado i russi non riescano ad approfittarne a pieno. La conquista di piccoli villaggi nel Donetsk da parte dei soldati di Mosca prosegue e, stando alle dichiarazioni dello Stato maggiore russo, anche nel Kursk sono iniziate le manovre per ricacciare gli ucraini oltre la frontiera. Ciò non vuol dire che il contesto bellico sia giunto al punto da obbligare Kiev a trattare. Ma, al contempo, rende palese che il supporto militare difficilmente ribalterà le sorti della guerra e ancor meno porterà a una soluzione.

LA RIUNIONE di ieri, molto probabilmente, era necessaria per fare il punto della situazione e per iniziare a ragionare su una sorta di strategia d’uscita. Biden ha rassicurato gli alleati, dicono fonti anonime citate dalle agenzie Usa, sul fatto che Washington non volterà le spalle all’Ucraina e alla Ue. E considerati i miliardi di dollari di forniture militari e di aiuti economici inviati possiamo credere che sia vero. Ma il «piano per la vittoria» di Zelensky non ha convinto nessuno e appare sempre più evidente che i vertici della Nato stiano cercando di correre ai ripari nell’attesa di capire quale nome uscirà dalle urne il prossimo 5 novembre.

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