Nomination, Harris ha i numeri. Primi sondaggi: è in vantaggio
Elettorale americana Arrivano gli endorsement di Jeffries e Schumer. Oggi il discorso di Joe Biden. Sulle piattaforme online decolla il complottismo della destra estrema. «Non dovrebbe diventare presidente degli Stati uniti perché non ha figli biologici»
Elettorale americana Arrivano gli endorsement di Jeffries e Schumer. Oggi il discorso di Joe Biden. Sulle piattaforme online decolla il complottismo della destra estrema. «Non dovrebbe diventare presidente degli Stati uniti perché non ha figli biologici»
I giochi sono fatti: stando ai calcoli della Associated Press, in 48 ore Kamala Harris ha conquistato la maggioranza dei delegati. Ora i delegati dovranno ufficializzare la sua nomination prima della convention del 19 agosto, confermando il supporto di oltre 2.200 di loro, più dei 1.976 necessari. La commissione sulle regole si riunirà nelle prossime ore e ha fatto sapere di volere un voto virtuale delle delegazioni entro il 7 agosto. Niente convention aperta, quindi, e niente mini primarie, ma un passaggio di consegne lampo che non lascia spazio al bagno di sangue politico che temevano i democratici, e che si auguravano i repubblicani.
CHI POTEVA sfidarla l’ha appoggiata, e ora Harris ha in programma anche un incontro imminente con il leader democratico del Senato Chuck Schumer e il capogruppo alla Camera Hakeem Jeffries, che hanno infine dato il loro endorsement. Jeffries non ha torto: la vicepresidente ha raccolto circa 150 milioni di dollari, ma la sua popolarità non si calcola solo nelle donazioni piovute nelle casse della campagna elettorale, ma anche nelle decine di migliaia di persone che hanno dato la propria disponibilità a lavorare come volontari, in particolare negli stati in bilico. In Pennsylvania e in Nevada, «i volontari si sono letteralmente presentati agli uffici offrendo il proprio aiuto», ha dichiarato un funzionario della campagna Harris a Scripps News. E in Georgia un’organizzazione che si occupa di fare campagna porta a porta ha detto di aver iniziato a bussare casa per casa per invitare gli elettori a «salvare la democrazia».
«Questa storica ondata di sostegno per la vicepresidente Harris rappresenta esattamente quel tipo di energia e di entusiasmo della base che a novembre fa vincere le elezioni – ha dichiarato Kevin Munoz, portavoce di Harris for President – Stiamo già vedendo una coalizione ampia e diversificata riunirsi per sostenere il lavoro fondamentale di parlare agli elettori che decideranno queste elezioni».
Un risultato sorprendente per Harris, che quando aveva tentato la corsa presidenziale del 2020 non era arrivata nemmeno alle primarie dell’Iowa. Ora, invece, è in piena ascesa e quando è arrivata a Wilmington, nel Delaware, per salutare lo staff nel quartier generale, è stata raggiunta da una telefonata di Biden che le ha espresso tutto il suo appoggio.
NEL SUO BREVE discorso la vicepresidente ha mostrato di volere affrontare la campagna di petto, dicendo che quando era procuratrice ha avuto spesso a che fare con i criminali, per cui i tipi come Trump li conosce bene.
Quello che viene chiamato Harris momentum, il momento di Harris, sembra riflettersi anche nei sondaggi: in quello di Reuters/Ipsos, il primo fatto dopo il ritiro di Biden, Kamala Harris sarebbe in vantaggio su Donald Trump di due punti. Non male, considerando che tra il 15 e il 17 luglio il tycoon sembrava avere un vantaggio di 4 punti su Biden.
Anche su uno dei temi più scottanti per questa campagna elettorale, la guerra a Gaza, Harris sembra stare usando una tecnica attenta, ed ha annunciato che non presiederà al discorso del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, previsto mercoledì al Senato in seduta congiunta. Sarà a Indianapolis, per un evento elettorale.
QUESTA INASPETTATA valanga di notizie positive per i dem sta facendo infuriare il Gop: su Truth Social Trump si è lasciato andare a una serie di commenti al vetriolo sulla nuova sfidante, attaccandola sull’immigrazione, e altrettanto ha fatto il suo vice JD Vance. Will Chamberlain, un avvocato conservatore che ha lavorato alla campagna presidenziale di Ron DeSantis, è andato anche oltre, e ha scritto su X che Harris «non dovrebbe essere presidente» perché non ha figli biologici; «diventare la matrigna di adolescenti più grandi non conta».
E non ci si ferma nemmeno qui: per le teorie del complotto Harris non ha avuto figli biologici a causa di un numero sproporzionato di aborti. Moltissimi cospirazionisti di destra (evocati dai «timori» espressi da figure come Marjorie Taylor Greene e Tucker Carlson), sostengono che tutto fosse già pronto per la sua campagna in quanto Biden sarebbe morto giorni fa – o secondo altri in punto di morte-, e che quello che si mostra ora al suo posto è una controfigura.
Il presidente Biden ha annunciato che parlerà oggi della sua decisione di ritirarsi e dare l’endorsement a Harris.
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