I dieci ex brigatisti italiani, o appartenenti ad altre sigle, condannati per fatti di terrorismo che da molti anni vivono a Parigi, non devono essere estradati in Italia. È l’opinione dell’avvocato generale della Corte di Cassazione di Parigi che ha concluso per il rigetto delle istanze sollevate dalla procura generale parigina. Nel giugno dell’anno scorso, infatti, già la Corte di appello aveva negato l’estradizione. Ora il procedimento è davanti alla Cassazione che deciderà in maniera definitiva il prossimo 28 marzo.

La vicenda risale all’aprile di due anni fa, quando a seguito di un accordo tra l’Italia (allora ministra della giustizia Cartabia) e il presidente Macron, la Francia aveva superato la storica «dottrina Mitterand» in base alla quale gli italiani condannati per effetto della legislazione speciale anti terrorismo non sarebbero stati estradati. Dieci ex della lotta armata – tra i quali Giorgio Pietrostefani, uno dei fondatori di Lotta continua, condannato a 22 anni al termine del processo per l’omicidio Calabresi e oggi malato grave – furono allora arrestati ma poi rimessi in libertà in attesa dell’iter giudiziario. «L’avvocato generale che ha concluso per il rigetto dell’istanza ha seguito la miglior giurisprudenza e i principi della legge», ha detto la storica avvocata degli ex terroristi Irène Terrel, al termine dell’udienza, «l’impugnazione non ha alcun fondamento, va respinta perché il processo italiano in contumacia viola l’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e l’estradizione violerebbe l’articolo 8 sul diritto alla vita privata e famigliare». A Parigi si è presentato anche un ex deputato della Lega, Daniele Belotti, assai scontento del rinvio deciso dalla Cassazione. «Questi criminali se ne stanno beatamente nei bistrot sulla senna invece che in galera in Italia», ha detto.