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«No al Ddl sicurezza», oggi la protesta diffusa

«No al Ddl sicurezza», oggi la protesta diffusaManifesto contro il Ddl 1660 – Web

Diritti Azioni previste in tutto il paese. L’allarme lanciato dopo l’ok della camera è stato raccolto da tanti. Si lavora a un corteo nazionale

Pubblicato circa 2 ore faEdizione del 12 ottobre 2024

È il giorno della protesta diffusa in tutto il paese contro il Ddl 1660 che con la scusa della «sicurezza» colpisce il diritto al dissenso in numerose forme. «Si tratta di una misura in linea con la cultura sempre più autoritaria del governo Meloni – affermano dalla Rete nazionale No Ddl Sicurezza – volta a colpevolizzare le figure giovanili protagoniste delle mobilitazioni per l’ambiente, restringere fino a impedire il campo di azione dei movimenti sociali e colpire il diritto allo sciopero nelle sue forme storiche; le forme che hanno costruito negli anni l’agibilità di lavoratori e lavoratrici e la stessa democrazia formale e sostanziale».

L’allarme lanciato nelle ultime settimane, dopo che il provvedimento che porta le firme dei ministri Piantedosi, Nordio e Crosetto ha avuto il via libera alla camera, ha raggiunto il suo obiettivo: in molte città italiane si sono tenute assemblee partecipate. Dappertutto la preoccupazione per quella che senza mezze parole viene considerata una stretta autoritaria ha generato voglia di partecipare e di rimettersi in movimento.

La protesta contro il provvedimento ha incrociato vertenze sindacali, comitati territoriali, associazioni, centri sociali e singoli cittadini che, raccontano al manifesto i promotori della protesta, da giorni li stanno contattando per sapere come possono aderire e cosa possono fare per contrastare il Ddl. L’impressione è che il fatto di aver preso sul serio questo allarme abbia costretto molta gente a fare sul serio, spesso a superare divisioni e idiosincrasie. «Si è parlato di un vero e proprio salto di paradigma, di una ‘orbanizzazione’ del paese, in direzione delle ‘autocrazie’ realizzate e dei disegni ideologici dei populismi – spiegano – La rete che si è costituita ha lanciato vari appuntamenti pubblici uniti dallo slogan ‘Se fate il fascismo, noi facciamo la Resistenza’; si è voluto sancire la necessità di praticare un’ opposizione dura alla svolta autoritaria».

Ci saranno, oltre alla specifiche realtà locali, anche pezzi di partiti di sinistra, Rete dei numeri pari, Anpi e Arci. Da Padova, il centro sociale Pedro e Adl Cobas ricordano che «l’impianto ideologico su cui si regge il Ddl è la restrizione di tutti gli ambiti di esercizio della libertà individuale, che non sia quella votata a difendere il profitto e la proprietà privata». Da Milano, dove è previsto un corteo affermano che il Ddl 1660 «non è solo l’ennesima legge repressiva, è una dichiarazione di guerra contro i picchetti sindacali e le lotte studentesche ed ecologiste, contro chi si ribella all’orrore del carcere, contro chi ha la colpa di essere di un altro paese d’origine oppure di non avere una casa». E poi, tra le tante piazze, Bologna, Parma, Roma, Salerno. Saranno volantinaggi e azioni comunicative, proteste di piazza e flash mob, inizative che rilanceranno la campagna specifica e al tempo stesso porteranno avanti lotte territoriali che procedono da tempo. Se ne è parlato già ieri nelle piazze dei Fridays for future e se ne continuerà a parlare in quelle per la Palestina, nel corteo dei lavoratori dell’automotive del prossimo 18 ottobre e nell’appuntamento, sempre contro il Ddl sicurezza, convocato per sabato 19 dalla rete Liberi di lottare, cui aderiscono diversi sindacati di base.

I promotori della giornata di oggi, intanto, lavorano a una grande assemblea nazionale a Roma che dovrà servire a organizzare il blocco dell’area attorno a Palazzo Madama per il giorno in cui il Ddl arriverà in aula. Dalle audizioni dei giorni scorsi, davanti alle commissioni giustizia e affari costituzionali del senato, diversi giuristi hanno sottolineato che gli articoli del Ddl, vero e proprio catalogo dei nemici pubblici al tempo di Meloni, sono scritti male e quindi a rischio di inapplicabilità. Ma questa vaghezza dei dispositivi di legge, è la preoccupazione, rischia di creare ampi margini di discrezionalità. Non sarebbe la prima volta che la debolezza della politica rischia di lasciare il posto agli automatismi di polizia. Qui sta la pericolosa connessione tra leggi spot, tutte legate agli allarmi virtuali e montati dai media, e la loro restrizione di diritti materiali.

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