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Leghisti contro la teoria queer. Sotto attacco l’università di Sassari

Leghisti contro la teoria queer. Sotto attacco l’università di SassariRossano Sasso, deputato leghista della Lega

Diritti Rossano Sasso, 49 anni, barese, deputato della Lega, dopo avere promosso la risoluzione contro l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole approvata lo scorso 22 settembre dalla commissione Cultura della Camera, ora attacca quella che lui definisce “ideologia gender” e il teorico queer e docente Federico Zappino

Pubblicato circa un mese faEdizione del 10 ottobre 2024

Rossano Sasso, 49 anni, barese, deputato della Lega, non si ferma più. Dopo avere promosso la risoluzione contro l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole approvata lo scorso 22 settembre dalla commissione Cultura della Camera, ora attacca quella che lui definisce “ideologia gender” e il teorico queer e attivista Federico Zappino. Lo fa su Facebook in un post in cui scrive: «All’Università di Sassari esiste, da due anni, un corso di studi denominato “Teorie di genere e queer”, tenuto da un ricercatore a tempo determinato della facoltà di Scienze politiche, Federico Zappino, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqia+ ». E prosegue : «Si è davvero oltrepassato ogni limite: con soldi pubblici si fa espressamente e volutamente insegnamento di ideologia gender e teoria queer. Ci auguriamo che il ministro dell’Università Anna Maria Bernini intervenga quanto prima e che tutti gli alleati di centrodestra seguano la Lega. Noi non molliamo di un centimetro».

Non contento, Sasso replica su carta la sua performance on line in un’intervista a La Nuova Sardegna, quotidiano di Sassari che solo un giorno prima aveva pubblicato il resoconto di un conversazione con Zappino in cui il docente illustrava i contenuti del suo corso e metteva in rilievo lo straordinario interesse suscitato dalle sue lezioni e, in particolare, dal ciclo di seminari “Sulla violenza di genere”: oltre 200 iscritti. «Vorrei sapere – dice Sasso nell’intervista – se il ministro avvalla che un insieme di teorie, prive di alcuna dignità scientifica, possano diventare una materia di esame, e se un ricercatore a tempo determinato, filosofo di estrema sinistra e attivista Lgbtqia+, sia giuridicamente abilitato all’insegnamento. Ma ciò che mi preme di più conoscere, è se il ministro Bernini condivida il fatto che sia stato elevato al rango di testo universitario, da studiare per poter sostenere l’esame, il saggio “Elementi di critica omosessuale” dello storico attivista Mario Mieli. Lo stesso che sdoganò la pedofilia con frasi aberranti che tutti ricordiamo con ribrezzo».

Federico Zappino non solo ha vinto un concorso pubblico ed è quindi giuridicamente abilitato all’insegnamento accademico, ma è soprattutto un filosofo che ha contribuito in modo decisivo all’introduzione del pensiero queer in Italia, le cui opere, tradotte anche in altre lingue, sono molto lette e stimolano da tempo un ampio dibattito teorico e politico, da “Comunismo queer “(2019) a “Un materialismo queer” è possibile (2024), passando per il collettaneo, sempre più attuale, “Il genere tra neoliberismo e neofondamentalismo” (2016). Dal dicembre del 2022 è docente di Filosofia politica all’Università degli Studi di Sassari, dove ha istituito gli insegnamenti di Teorie di genere e queer e Teoria critica globale. È traduttore delle opere di autrici universalmente conosciute come Eve Kosofsky Sedgwick, Monique Wittig e, soprattutto, Judith Butler, che ha appena pubblicato l’eloquente “Chi ha paura del gender?” (2024).

«I temi che affrontiamo nel mio corso – spiegava Zappino a La Nuova Sardegna – suscitano un grande interesse, e i ragazzi hanno già una conoscenza pregressa del tema. Si informano sui social, i fatti di cronaca sui femminicidi di catalizzano l’attenzione. C’è grande indignazione. Mi ha stupito però che abbiano assistito alle lezioni persone che non dovevano sostenere alcun esame, magari provenienti da altri dipartimenti, o più semplicemente una platea esterna e curiosa. Questo è importante, perché l’Università da due anni è diventata un luogo pubblico nel quale confrontarsi e dibattere su temi importanti come l’omofobia, la transfobia, la teoria di genere, e tutti i temi correlati a 360 gradi che investono ogni ambito della società. Parlare di gender significa addentrarsi nelle diseguaglianze tra uomini e donne, discutere sulla distribuzione della ricchezza e del potere, sull’aborto, sul rapporto tra maggioranze e minoranze. La questione queer è un prisma dentro il quale leggere molteplici sfaccettature della società. L’obiettivo del mio corso non è solo veicolare una serie di conoscenze. Piuttosto mi interessa fornire lo sguardo critico che ancora manca, per andare alla radice dei fenomeni, tra i quali la violenza».

Zappino poi, rispondendo a una domanda del redattore della Nuova Sardegna sulla risoluzione Sasso, aggiungeva: «In questi anni prevale la narrazione suprematista, razzista, eterosessista, transfobica dei governi di destra. La retorica di Trump negli Usa, Orban in Ungheria, e in Italia con Meloni non ci facciamo mancare nulla. Gender è diventata la parola da combattere. La famiglia naturale, con la ripartizione tradizionale dei ruoli uomo-donna, è il valore da difendere. La risoluzione Sasso serve esattamente a questo: squalifica l’ideologia gender nelle scuole. Il governo comprende che la società sta evolvendo, e ha issato delle barricate intorno ai bambini e ai ragazzi, che sono il veicolo più straordinario di cambiamento. Per fortuna all’Università questi argini al pensiero non si possono ancora erigere».

A stretto giro di intervista, sempre su La Nuova Sardegna Rossano replica. «Utilizzando come cavallo di Troia la sacrosanta lotta contro le discriminazioni, l’agenda arcobaleno vorrebbe istituzionalizzare l’ideologia Lgbtqia+ a scuola. E l’insegnamento verrebbe affidato ad esponenti di associazioni Lgbt, che si sostituirebbero alle famiglie, alle quali spetta l’educazione sessuale dei bambini e dei ragazzi. Qui si vuol far leva sulla obbligatorietà della frequenza scolastica, per indottrinare gli studenti all’ideologia gender. Spesso senza il consenso dei genitori, o senza che le famiglie abbiano il controllo di ciò che i loro bambini possano assimilare. L’adolescenza è un’età critica, e i tredicenni sono facilmente influenzabili nei comportamenti. Se proprio vogliono organizzare dei corsi, gli arcobaleno possono tranquillamente farli nelle proprie sedi, ma non nelle aule della scuola pubblica».

Al deputato leghista dà man forte Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia: «È inconcepibile che un’Università statale come quella di Sassari, dunque finanziata con i soldi dei contribuenti, abbia un corso su “Teorie di genere e queer”, come quello tenuto dal professor Federico Zappino, filosofo di estrema sinistra, che non maschera di essere un attivista Lgbtqia+ e che ha tra l’altro ammesso – difendendola – l’esistenza della teoria gender all’interno di università e scuole. Chiediamo al ministro Bernini un accertamento sulla scientificità di questo corso: dopo questo caso e quello dell’Università di Roma Tre con il “Laboratorio per bambini trans” è ora di bloccare la deriva gender che vuole trasformare gli atenei italiani in campi di sperimentazione sociale di massa».

In che modo essere attivisti Lgbtqia+ sia qualcosa da “mascherare” per essere docenti universitari non è dato sapere. Ciò che è certo, invece, è che la crociata di Sasso e di Provita contrasta con orientamenti ormai ampiamente consolidati a livello internazionale. E’ di qualche mese fa il documento sull’educazione sessuale e affettiva pubblicato dal Gruppo di lavoro Unesco per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Nel testo, ispirato alle linee guida International technical guidance on sexuality education fissate dall’Unesco nel 2018, si mette in evidenza come l’educazione a una sessualità consapevole sia uno dei compiti essenziali della scuola insieme con quello di un’educazione all’affettività che metta in grado bambine, bambini e adolescenti di «aver cura della propria salute fisica e psicologica sviluppando relazioni sociali e sessuali rispettose dei diritti di ogni persona coinvolta».

Quanto poi al pensiero e al movimento queer, ha ragione Zappino: Trump come Orban, i Pro Vita come Rossano Sasso comprendono che il queer dà voce a istanze di mutamento radicale non solo rispetto ai codici di valore ma anche rispetto all’ordine economico e sociale che la destra difende. E perciò alzano le barricate.

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