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Terre des Hommes, reati su minori: più 34% in dieci anni

Sopra le macerie di Rafah foto ApSopra le macerie di Rafah foto Ap /Mohammed Talatene

Diritti In guerra, bambine e ragazze sono più esposte anche alle mutilazioni genitali e all’abbandono scolastico, «per il quale la probabilità è 2,5 volte maggiore rispetto alle loro coetanee che non si trovano in questi contesti». Dal 2017 al 2022, il numero di donne e ragazze che vivono nei contesti di guerra è aumentato del 50 percento, raggiungendo i 614 milioni

Pubblicato 25 minuti faEdizione del 9 ottobre 2024

«In Medio Oriente, dove il fenomeno non era abituale, la pratica è entrata nelle famiglie, soprattutto quelle rifugiate. Affidare la figlia minore a un uomo più grande significa proteggerla», afferma Donatella Vergari, la presidente di Terre des hommes Italia, organizzazione impegnata nella difesa dei diritti dei bambini e delle bambine. Secondo la restituzione del dossier “Indifesa”, dedicato alla condizione delle bambine e ragazze di tutto il mondo nel 2023, e presentato ieri alla Camera, la pratica dei matrimoni combinati sarebbe più diffusa nelle zone di conflitto, dunque.

 

In guerra, bambine e ragazze sono più esposte anche alle mutilazioni genitali e all’abbandono scolastico, «per il quale la probabilità è 2,5 volte maggiore rispetto alle loro coetanee che non si trovano in questi contesti», come si legge nel dossier. E d’altronde, dal 2017 al 2022, il numero di donne e ragazze che vivono nei contesti di guerra è aumentato del 50 percento, raggiungendo i 614 milioni. L’undici ottobre si avvicina, e quasi alla vigilia di quella che è considerata la Giornata mondiale delle bambine e delle ragazze, Terre des hommes denuncia che molti obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile non saranno raggiunti. I miglioramenti ci sono, ma lenti e bloccati dalle contingenti situazioni sociali, politiche, di conflitto e di gravi crisi, soprattutto quelle legate ai cambiamenti climatici.

 

Anche in Italia i dati sembrano preoccupanti. Il presidente della Camera Lorenzo Fontana (Lega), in apertura alla presentazione del dossier, ha evidenziato la «fotografia drammatica e di marcata vulnerabilità in cui le donne continuano a vivere», parlando anche dei contesti di guerra in Ucraina e a Gaza, e di «stupro e violenza sessuale come strumento di annientamento della persona umana». Fontana, però, sembra avere la memoria corta. Sono molto note, infatti, le sue dichiarazioni contro l’aborto e l’autodeterminazione delle donne, le adulazioni alle madri e agli incentivi sulla natalità. Eppure, proprio su “Indifesa”, è ribadito che «ogni anno circa quattro milioni di ragazze decidono di porre fine a una gravidanza non voluta (frutto anche di violenze) ma non hanno accesso a strutture sanitarie che permettano loro di praticare un aborto in sicurezza».

 

Le gravidanze precoci sono alimentate anche «dall’estrema difficoltà per le adolescenti ad accedere ai contraccettivi e ai servizi di pianificazione familiare. A livello globale sono circa 43,2 milioni le ragazze e le giovani donne tra i 15 e i 24 anni che non riescono ad accedere a metodi contraccettivi moderni», e a questo si aggiunge la mancanza di informazioni su tutti i temi che riguardano la sfera sessuale, soprattutto in alcune aree del mondo.

 

Eugenia Sepe, vice questore della Polizia di Stato, ha posto l’accento sull’aumento delle vittime di violenza sessuale, l’89 percento delle quali sono di genere femminile. La violenza sessuale è il secondo reato più diffuso in Italia, con 912 casi solo nello scorso anno, l’1 percento in più rispetto al 2022 e il 51 percento in più del 2013. Quello dei maltrattamenti in famiglia è il primo, con un aumento di circa il 6 percento. Per Sepe, i maltrattanti sono «persone a cui i minori sono affidati per ragioni di cura, sportive o didattiche e questo rafforza il senso di vergogna e colpa nel minore, che non fa emergere il disagio e il reato».

Federica Giannotta, responsabile advocacy e programmi di Terre des hommes Italia, si è soffermata sui rischi del web: «l’Unesco ha detto che tutto il mondo dei social veicola contenuti che spingono bambine e ragazze ad avere uno stile di vita non sempre sano, equilibrato. I dati lo dimostrano a livello internazionale. Il 32 percento delle adolescenti che utilizza Facebook non si sente a suo agio con il proprio corpo, e 3 ragazze su 5 in Canada dicono di aver visto contenuti a sfondo sessuale che non volevano vedere ma a cui sono state comunque esposte». Anche l’Organizzazione mondiale della sanità riscontra un peggioramento nel benessere dei giovani: il 28 percento delle quindicenni segnala una profonda solitudine, a fronte del 13 percento dei coetanei maschi.

 

Per il 76 percento delle intervistate da Terre des hommes, la difficoltà è proprio quella di accettarsi e di sentirsi bene con il proprio corpo. L’eco-ansia e il timore per la situazione globale sono altri importanti motivi di preoccupazioni per gli adulti del domani.

 

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