Asiwaju Bola Ahmed Tinubu, candidato del partito al governo dell’All progressive Congress (Apc) succederà a Muhammadu Buhari alla presidenza della Nigeria. Secondo la Commissione Elettorale Indipendente (Inec), Tinubu, ha ottenuto più di 8,8 milioni di voti. Atiku Abubakar, il candidato del principale partito di opposizione – il Partito democratico popolare (Pdp) al governo dal 1999 al 2015 – avrebbe invece ottenuto 6,9 milioni di voti, e l’outsider del Partito Laburista (Lp) Peter Obi, la cui popolarità tra i giovani ha dato nuovo slancio a questa campagna, 6,1 milioni.
I sostenitori di Tinubu lo hanno salutato gridando “Jagaban” (leader) nel suo quartier generale, poco dopo la proclamazione della vittoria. «Chiedo ai miei concorrenti di allearsi. Questa è l’unica nazione che abbiamo e dobbiamo combattere insieme i problemi della Nigeria» ha dichiarato Tinubu rivolgendosi all’opposizione, che lo ha accusato di frode prima dei risultati definitivi.

A 70 ANNI, l’ex governatore di Lagos, soprannominato “il padrino” per la sua immensa influenza politica, raggiunge il gradino più alto del potere, l’ambizione di una vita: E Mi Lon Kan («Tocca a me» in Yoruba), il suo slogan ripetuto durante la campagna elettorale.
Ha sempre negato le numerose accuse di corruzione, come quella per «riciclaggio di denaro, frode, evasione fiscale e altre pratiche di corruzione» con la sua società Alpha-beta a Lagos, sempre finite in un nulla di fatto, ma che hanno spinto i suoi avversari politici ad affermare che non fosse l’uomo giusto per combattere un paese in cui la corruzione è endemica.
Tinubu erediterà comunque una miriade di problemi. Per quattro anni avrà il gravoso compito di porre rimedio ad un’economia in crisi, alle ricorrenti violenze di gruppi armati jihadisti e banditi, oltre ad un generale impoverimento della popolazione, che al 40% vive al di sotto del livello di povertà.

A LUNGO considerato il grande favorito in queste elezioni, in un paese in cui il voto comunitario conta molto tra un sud cristiano e un nord a maggioranza musulmana, Tinubu (Yoruba di fede musulmana) ha tuttavia visto diminuire il suo vantaggio durante la campagna elettorale. Principalmente a causa della candidatura di Peter Obi, un ex governatore di 61 anni lodato per la sua integrità, che ha ampiamente conquistato i giovani desiderosi di cambiamento, stanchi di un’élite considerata vecchia e corrotta.
Sabato sono stati chiamati alle urne oltre 90 milioni di elettori e il voto, di cui non si conosce ancora l’affluenza, è stato generalmente tranquillo. Ma dopo i ritardi nello spoglio e gravi fallimenti nel trasferimento elettronico dei risultati, i partiti delle opposizioni di Abubakar e Peter Obi hanno denunciato elezioni «falsate», chiedendone «la cancellazione immediata e lo svolgimento di un nuovo scrutinio». I loro partiti hanno anche messo in dubbio «l’indipendenza dell’Inec», che a sua volta ha etichettato le accuse come «infondate», dichiarando che «i partiti sono liberi di fare ricorso presso i tribunali per verificare la legalità delle elezioni».

LA DELUSIONE si preannuncia grande per i sostenitori dell’opposizione e in particolare di Peter Obi, che hanno creduto fino alla fine nella possibile vittoria del loro candidato, ai loro occhi «il simbolo dell’inizio di una società più giusta». Diversi analisti, però, dubitavano che sia Abubakar – criticato per le sue diverse condanne per corruzione e al suo sesto tentativo di diventare presidente – che Obi, un Igbo del sud-est (terza etnia del paese dopo quella Fulani e Yoruba), potessero riuscire a vincere contro il favorito Tinubu, sostenuto dagli apparati e dall’organizzazione del principale partito della Nigeria.