Nicoletta Dosio, la storica attivista del movimento NoTav in Val Susa, da inizio giugno è di nuovo costretta ai domiciliari per un anno e nove mesi. Aveva già passato tre mesi in carcere nel 2020, seguiti dai domiciliari dati per il Covid, come misure preventive a seguito di episodi di disobbedienza civile risalenti al 2012 e poi al 2015-2016. Ai domiciliari ora si aggiunge l’ingiunzione del foglio di via, arrivata da pochi giorni, che vieta alla Dosio il permesso di visitare o sostare nei comuni di Venaus, San Didero, Bruzolo, Chiomonte, Giaglione (abituali luoghi di assemblea e riunione del Movimento No Tav) in quanto «persona socialmente pericolosa». L’accanimento giudiziario su Nicoletta è ancora più incomprensibile perché la donna, 78 anni, è alle prese con la malattia terminale di suo marito. La raggiungiamo al telefono

Come ti senti? È un momento buono per parlare?
Non c’è mai un momento buono quando hai un familiare morente da accudire. Ma volentieri parlo e dico che rifarei tutto da capo e non mi pento. Non ho mai usato violenza su nessuno, ho partecipato a manifestazioni contro i cantieri Tav, siamo entrati nei cantieri tirando giù i Jersey per fermare la devastazione ambientale. Ci siamo presi manganellate e lacrimogeni. Purtroppo la tendenza a usare le misure preventive per reprimere la resistenza è sempre più diffusa. Questa ultima condanna è dovuta alla mia disobbedienza agli arresti domiciliari che mi erano stati dati in seguito a una manifestazione No Tav. Avevo deciso di oppormi in tal modo, pubblicamente, al tentativo di silenziare il dissenso. D’accordo con il movimento, infatti, andavo a testimoniare la nostra situazione ovunque mi chiamassero. Hanno contato fino a 130 evasioni che ho sempre fatto senza mai nascondermi, ho sempre reso pubblici i miei spostamenti. Lo stesso procuratore capo dell’epoca, Armando Spataro, nel corso del procedimento prese atto del carattere politico delle mie azioni e parlò di «innocuità della condotta». Nessuna forza dell’ordine mi ha mai fermato in queste volutamente visibili «evasioni». La Cassazione infine ha derubricato la condanna mia e di altri per la manifestazione Exilles-Chiomonte del 2015 all’origine dei provvedimenti, da violenza privata a danneggiamenti, con una multa da 800 euro da pagare tra 17 persone. Visto che il reato di danneggiamento non prevede misure cautelari, quelle che ci sono state comminate erano chiaramente un abuso. Eppure, invece di riconoscere l’abuso, ora mi puniscono perché ho disobbedito a queste misure. Questa è una logica assurda, militare, che richiede obbedienza cieca, ma noi sappiamo da sempre che disobbedire all’ingiustizia non è solo diritto, ma dovere.

Cosa vogliono dire per te ora questi domiciliari?
Io ero già da mesi ai domiciliari per la malattia di mio marito, i giudici lo sapevano e sapevano che non mi sarei potuta comunque muovere o allontanarmi. Ora nelle ultime settimane di vita che restano a mio marito, a causa di queste misure, non possiamo ricevere visite di amici, solo personale sanitario, parenti stretti e i miei avvocati. Questa è una punizione inflitta anche a mio marito morente, un carcere allargato alla mia famiglia.

I lavori per la Tav stanno andando avanti. Sono stati trovati Pfas nei comuni della Val di Susa. I comitati di donne che vengono da altri territori contaminati hanno lanciato un appello in tua solidarietà. Hanno aderito anche il Collectif des Mères Solidaires di Parigi e le Madres Contra la Represion di Madrid.
Questa solidarietà mi ha molto commossa. In ogni zona d’Italia ci sono lotte per tutelare salute e ambiente contro opere inutili e dannose che vengono costruite per interessi militari, economici, senza rispetto della vita e della natura. Eppure dalla natura noi donne abbiamo imparato la tenacia, l’irriducibilità.

Per i prossimi tre anni non potrai andare nei comuni simbolo della protesta no Tav, dove abitualmente ci sono riunioni, assemblee.
Mi dipingono come pericolosa ma in realtà a spaventarli sono le buone, tenaci, irriducibili ragioni della resistenza collettiva che sola, può garantire un domani vivibile per tutti. Ora per me la barricata è qui, tra queste mura, ma la lotta continua. Voglio ringraziare tutti quelli che ci sostengono. Ribellarsi è giusto, bello, carico di futuro.