New Start sospeso da Mosca, torna la paura dell’apocalisse nucleare
Allarme per il mondo È l’unico accordo importante tra Usa e Russia sul disarmo atomico
Quando Putin ha annunciato ieri la sospensione (non il ritiro) del trattato New Start sulla limitazione delle armi nucleari ha ripreso a correre il Doomsday Clock, l’orologio dell’apocalisse degli scienziati atomici che a gennaio di quest’anno era già stato impostato a 90 secondi dalla mezzanotte, il peggior valore di sempre, mai raggiunto nemmeno durante la Guerra Fredda. La distanza maggiore dall’apocalisse, 17 minuti alla mezzanotte, era sta fissata quando nel 1991 venne firmato da Bush senior e Gorbaciov il primo trattato Start.
La sospensione da parte russa dell’accordo New Start è allarmante perché questo era rimasto l’unico importante trattato bilaterale sul disarmo nucleare fra Washington e Mosca che sul controllo degli armamenti, ancora ai tempi dell’Unione Sovietica negli incontri tra Reagan e Gorbaciov degli anni Ottanta, avevano impostato relazioni costruttive che avevano condotto alla fine della Guerra Fredda. È assai significativo ricordare in questo momento critico il ritiro, deciso nel 2019 da Donald Trump, degli Stati Uniti da trattato Inf, per limitare i missili da terra a medio raggio firmato appunto da Gorbaciov e Reagan nell’87, nel 2019.
Il nuovo trattato Start (New Strategic Arms Reduction Treaty) era stato firmato a Praga l’8 aprile del 2010 da presidente Usa Barack Obama e da quello russo Dmitri Medvedev. Entrato in vigore il 5 febbraio 2011, fu prorogato una prima volta per 5 anni nel febbraio 2016 e una seconda nel febbraio 2021 con una scadenza prevista nel 2026. Il New Start ha l’obiettivo di ridurre le armi nucleari strategiche e metteva un limite di 1.550 testate nucleari montate sia su missili balistici intercontinentali (Icbm), sottomarini e bombardieri. Di fatto si riducevano le testate del 30% sul trattato precedente (Mosca 2002).
Perché Putin ha preso questa decisione? Lo Zar ha accusato non solo gli Usa ma anche la Nato di non collaborare all’attuazione dell’accordo Start. «A questo punto – ha dichiarato -_ sono costretto ad annunciare che la Russia sospende la sua partecipazione al trattato per le armi offensive strategiche».
Per la verità il 21 agosto era stata la Russia a bloccare le verifiche previste dall’intesa in quanto Mosca lamentava – a torto o ragione – che le squadre di ispezione negli Stati Uniti incontravano sempre maggiori difficoltà dovute alle sanzioni. Sulla base del New Start le due potenze nucleari possono infatti svolgere ispezioni nei reciproci arsenali. «La Russia non rispetta gli obblighi del New Start che prevedono le ispezioni nei suoi territori» – aveva denunciato a gennaio un portavoce del dipartimento di Stato – il rifiuto della Russia impedisce agli Stati Uniti di esercitare importanti diritti stabiliti dal trattato e minaccia l’efficacia del controllo sulle armi nucleari».
In ogni caso tra accuse reciproche e recriminazioni, nel pieno della guerra Ucraina, esplode di nuovo la paura che il mondo ricada in una tremenda incertezza nel settore delle armi nucleari. Tra l’altro lo scontro sul trattato Start accende anche la corsa al nucleare oggi aggravata, rispetto a mezzo secolo fa durante la Guerra Fredda, dai «progressi» tecnologici e anche da fattori nuovi come la Cina e le potenze nucleari regionali (Israele, Iran, Corea del Nord, India, Pakistan) che complicano ancora di più l’equazione.
Ma non è finita qui. Non sono soltanto le armi nucleari strategiche a preoccupare. Durante la guerra in Ucraina si è parlato di armi meno potenti, definite tattiche. Questi ordigni sono pensati per essere usati sul campo di battaglia e distruggere obiettivi in un’area limitata. Molte di queste testate sono comunque più distruttive della bomba sganciata su Hiroshima dagli americani. I missili nucleari tattici di solito hanno una potenza compresa tra uno e cinquanta chilotoni e hanno effetti devastanti in aree di circa cinque chilometri quadrati. Ma secondo gli esperti un attacco con armi atomiche tattiche non porterebbe vantaggi militari ed esporrebbe la Russia a gravi rappresaglie.
«Una cosa è certa il rischio nucleare c’è _ dice Paolo Cotta-Ramusino segretario del Pugwash, organizzazione degli scienziati per il disarmo _ e se anche fosse soltanto del 5-10% non rischierei per andare a testarlo». Non si può che essere d’accordo.
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