Internazionale

Netzarim, la base militare è già una colonia

L'esodo da Jabalia nel nord di GazaFuga da Jabaliya nel nord di Gaza – Mahmoud Zaki /Ansa

Invado avanti Quello che doveva essere un corridoio di sicurezza è stato trasformato in insediamento permanente di Israele nella Striscia di Gaza. 56 km quadrati con prigioni, depositi di armi e un checkpoint per fermare chi prova a tornare a casa

Pubblicato un giorno faEdizione del 12 novembre 2024
Michele GiorgioGERUSALEMME

Bezalel Smotrich non ha dubbi. «La vittoria di Donald Trump porta un’importante opportunità» dice il ministro delle Finanze e uno dei leader dell’estrema destra israeliana. «Il 2025 – annuncia – è l’anno della sovranità in Giudea e Samaria (la Cisgiordania palestinese, ndr)». I palestinesi, assicura Smotrich, pagheranno un prezzo anche attraverso la terra «sia a Gaza che in Giudea e Samaria». Vedremo se Trump asseconderà il desiderio della destra (e non solo) di annessione ufficiale a Israele della Cisgiordania. Intanto Israele è impegnato a consolidare sul terreno l’occupazione di Gaza, sempre soggetta a violente incursioni di terra e raid aerei non solo nel nord che ieri e domenica hanno causato decine di morti e feriti a Jabaliya, Gaza city e Nuseirat dove ieri sono state uccise almeno 20 persone.

La Palestinian ONG Network ha accusato Israele di «crimine di fame» alla luce delle «restrizioni imposte dall’occupazione all’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza» che impediscono l’ingresso di cibo, acqua e medicine. Gli aiuti per Gaza infatti sono scesi al livello più basso in 11 mesi nonostante l’ultimatum degli Usa a Israele per aumentarli sensibilmente che scade oggi o domani. Riferendosi al nord di Gaza, il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, su X ha sottolineato che «Le parole ‘pulizia etnica’ sono sempre più usate per descrivere ciò che sta accadendo nel nord di Gaza». Di «genocidio» ha parlato ieri alla conferenza arabo islamica di Riyadh anche il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (MbS). L’aver sostenuto l’indagine della Corte di giustizia dell’Aia, richiesta dal Sudafrica che accusa Israele di «genocidio a Gaza», è costato sei mesi di espulsione dalla Knesset al deputato comunista israeliano Ofer Cassif.

Che Israele stia rendendo permanente la sua occupazione di Gaza lo spiegavano bene ieri le esplosioni che sventravano e abbattevano palazzi e case palestinesi sul Corridoio Netzarim, la striscia di terra lunga poco più di 6 km creata a inizio anno da Israele a sud del capoluogo Gaza City e che va da est fino al Mar Mediterraneo. Netzarim in realtà non è mai stato un «corridoio di sicurezza» e assieme al nuovo Corridoio Daqsa, che isola le città dell’estremo nord Beit Hanoun, Beit Lahia e Jabaliya, e al Corridoio Filadelfia, sul confine tra Gaza e l’Egitto, garantisce a Israele il controllo della Striscia.

Netzarim è diventato una enorme base militare di 56 km quadrati. Comprende centri di detenzione, strutture per gli interrogatori, depositi di armi e alloggi per i soldati. Dispone di elettricità, acqua e il collegamento alla rete dei cellulari. Il posto di blocco in allestimento sulla spiaggia servirà per fermare o arrestare i palestinesi che proveranno a tornare nel nord da dove sono stati cacciati. Potrebbe facilmente trasformarsi in una colonia. Questa striscia di terra in espansione è la conferma che il piano di Israele è sempre stato quello di occupare Gaza e non di lasciarla. L’ha spiegato domenica su Yediot Ahronot, uno dei quotidiani israeliani più diffusi, il giornalista Yoav Zitun che è andato nel corridoio dove, ha scritto, sventolano le bandiere dello Stato ebraico da est fino a Sheikh Ejlin sul mare. La base è affollata di muratori e genieri, ha scritto. «Questa è l’espansione dell’occupazione terrestre di Gaza da parte dell’esercito israeliano nel secondo anno di guerra; il corridoio di Netzarim è controllato da due brigate di fanteria e reparti corazzati di riserva», ha riferito Zitun, aggiungendo che a una terza brigata è stata assegnata la sorveglianza del Corridoio Filadelfia. Il giornalista ha ricordato che inizialmente il governo Netanyahu aveva detto di voler usare il Corridoio Netzarim nel negoziato con Hamas sullo scambio tra i 101 ostaggi israeliani a Gaza e i prigionieri politici palestinesi.

Secondo Amos Harel di Haaretz, il governo non ha alcun interesse per gli ostaggi. La destra estrema, scriveva ieri, si oppone alla liberazione di qualsiasi prigioniero palestinese e ha abbandonato l’idea di un ritorno a casa dei sequestrati israeliani. Sempre Haaretz due giorni fa ha denunciato l’atteggiamento dell’esercito israeliano che permetterebbe a due clan criminali della zona di Rafah di bloccare i camion con gli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza e di lasciare passare solo gli autisti che pagano una «tassa di transito» di 15.000 shekel (circa 4.250 euro). Chi non paga vede il suo carico portato via dai criminali.

Viene asfaltato e dotato di infrastrutture anche il Corridoio Filadelfia. Netanyahu all’inizio dell’estate pretese il suo controllo facendo saltare un accordo di tregua con Hamas mediato dall’Amministrazione Usa e praticamente fatto. Circolano indiscrezioni di trattative con l’Egitto per impedire che in futuro il valico di Rafah torni nelle mani dei palestinesi. Il Cairo si oppone e il presidente El Sisi ha ribadito che il suo paese non accetterà mai la deportazione nel Sinai dei due milioni di palestinesi di Gaza.

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