Al momento il principale interrogativo sul campo è quale sarà la sorte delle migliaia di soldati russi sulla riva occidentale del Dnipro. Se gli ucraini riusciranno ad avanzare ancora e arrivare nei pressi di Beryslavska e Vesele, di fronte a Nova Khachovka, per i militari di Mosca la situazione potrebbe farsi davvero difficile.

Gli analisti internazionali e, persino quelli ucraini, si chiedono perché il Cremlino non abbia dato l’ordine di ritirarsi al di qua del fiume, sul lato est che i russi controllano stabilmente. Anche perché, a quanto ne sappiamo, le truppe che hanno lasciato i circa 30 km che gli ucraini sono riusciti a riconquistare nelle ultime 72 ore non si sono disperse disordinatamente come quelle nell’est. Qui i reparti russi non dovrebbero aver subito perdite ingenti e, cosa fondamentale, dovrebbero essere riusciti a portare con sé armi e mezzi.

Quindi, dove verranno riorganizzati questi uomini? Dove si appronteranno le difese? Al momento non c’è risposta ma, stando alle informazioni diffuse dal comando operativo «sud» ucraino, le forze di Kiev ieri sarebbero riuscite a distruggere ben tre depositi di munizioni russi e a uccidere oltre 100 soldati nemici. Probabilmente anche questa operazione è stata condotta grazie agli Himars che molto hanno cambiato gli equilibri negli scontri dalla distanza.

E a proposito di attacchi missilistici, il bilancio dei morti del bombardamento di Zaporizhzhia di giovedì è salito a 12. Circa 20 persone sarebbero state estratte vive secondo la protezione civile locale. Non è chiaro quante ne restino intrappolate.

Dal lato russo, inoltre, c’è stato un nuovo cambio al vertice. Il presidente Putin ha destituito Alexander Chaiko, il comandante del distretto militare «vostok» (est) e al suo posto sarebbe stato nominato Rumstam Muradov, ma non è confermato. Il dato da registrare è che il nuovo licenziamento illustre arriva a soli tre giorni da quello del collega del distretto ovest, Zhuravylov, e a due settimane da quello del capo della logistica dell’intero esercito russo, Dmitry Bulgakov.

Secondo il Washington post, che cita anonimi ufficiali dei servizi segreti a stelle e strisce, sembra che uno dei fedelissimi di Putin si sia per la prima volta sfogato con il presidente russo a proposito degli «errori» commessi durante la guerra in Ucraina. Sarebbe indicativo di un certo malcontento strisciante anche tra il più ristretto gruppo di comando a Mosca.