Sulle quattro province annesse alla Russia con il recente referendum-farsa cala la scure della legge marziale. Vladimir Putin ha firmato ieri il decreto che istituisce le nuove misure a partire dalla mezzanotte di oggi, 20 ottobre, «nei territori delle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk e nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson».

Il decreto – ha detto il presidente russo annunciando la mossa in tv – «verrà subito inviato al Consiglio della Federazione (la camera alta dell’Assemblea, ndr) per l’approvazione». Che è poi avvenuta poche ore dopo. L’ufficio stampa del Cremlino ha diffuso un testo che cita «l’uso delle Forze armate (ucraine) contro l’integrità territoriale della Federazione Russa» per motivare il ricorso agli articoli della Costituzione che prevedono appunto l’introduzione delle leggi speciali.

Nelle zone interessate non è che prima si respirasse un’atmosfera di libertà, ma da stanotte gli abitanti dovranno fare i conti con nuove pesanti limitazioni: coprifuoco notturno, spostamenti ridotti, divieto di qualsiasi assembramento, sospensione dei partiti e dei diritti civili, riorientamento del sistema produttivo secondo le esigenze dell’esercito, ovvero «mobilitazione economica», accanto all’arruolamento di forze fresche da mandare al fronte.

«Lavoriamo per vincere difficili sfide su larga scala – ha detto poi Putin intervenendo al Consiglio di sicurezza – in modo da garantire sicurezza e un futuro certo alla Russiae al nostro popolo… Coloro che sono in prima linea o si addestrano nei poligoni di tiro dovrebbero sentire il nostro sostegno e sapere che il nostro grande, grande Paese e il popolo unito è con loro». Nel corso della stessa riunione il leader del Cremlino ha ordinato «al governo, al ministero della Difesa e ad altri dipartimenti di fornire tutta l’assistenza necessaria» al fine di creare quartier generali delle forze territoriali nelle regioni di cui sopra.
«La legge marziale implementata nei territori occupati dalla Federazione Russa è solo una forma di pseudo-legalizzazione del saccheggio delle proprietà degli ucraini», ha commentato il principale consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podolyak. Ma «questo – aggiunge – non cambia assolutamente nulla per l’Ucraina: noi andiamo avanti con la liberazione dei nostri territori».