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Nelle «piazzette» dell’Asia tra colpi di tacco e televisori sempre accesi

Nelle «piazzette» dell’Asia tra colpi di tacco e televisori sempre accesiImmagine di Haroshi

Speciale in Asia A Gulou, la piazza della torre del tamburo di Pechino, 8 agosto 2008: tutti i ristoranti e locali (alcuni uighuri) che animano la zona hanno i televisori accesi, in attesa […]

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 7 agosto 2016

A Gulou, la piazza della torre del tamburo di Pechino, 8 agosto 2008: tutti i ristoranti e locali (alcuni uighuri) che animano la zona hanno i televisori accesi, in attesa della grande cerimonia inaugurale delle Olimpiadi cinesi. I bar e i ristoranti sono pieni di persone in prima fila e in piedi ai bordi delle finestre aperte per consentire la visione della televisione anche da fuori.

Proprio lì nella piazza il cannone sparerà uno dei fuochi che formeranno nel cielo i cinque cerchi olimpici. Le Olimpiadi stanno per cominciare; quei giochi così voluti dalla dirigenza del partito comunista cinese per dimostrare a tutto il mondo la potenza rinata. Pechino ritorna al centro del mondo, si auto celebra e conclama la propria crescita a doppia cifra. Si dice che nei giorni precedenti l’inaugurazione abbiano sparato in cielo nitrato d’argento per non macchiare con la pioggia la giornata inaugurale (una combinazione di numeri fortunatissimi per i cinesi). La cerimonia è figlia del grande Zhang Yimou, tutto il paese è con il fiato sospeso.

Noi siamo fuori nel centro della piazza: cinesi, stranieri, uomini e donne, tante donne, a giocare con una specie di yumaoqiu che poi è la pallina del badminton. Ma quella che usiamo è diversa, la vendono un po’ ovunque in Cina e ci si gioca – soprattutto a Pechino – davanti al laghetto di Houhai.

Lo yumaoqiu è come la pallina del badminton, ma ha un anello di metallo in fondo, con sopra altri anelli di plastica ben più sottili e leggeri, che garantisce strane peripezie aeree. Gli anelli sono circondati di piume colorate. La pallina dopo il colpo va in alto piano, con calma, e poi scende giù in picchiata, come una freccia. L’oggetto va colpito con il tacco o con il piatto o con l’esterno, si gioca in cerchio, l’obiettivo è non farlo cadere. Fisicamente si sviluppa forza, elasticità e ci si abitua o meno alla fortuna. Un amico ne ha comprato alcune di queste palline e le ha portate in Italia per usarli nelle fase di riscaldamento della sua squadra di calcio.

Quella a Gulou è stata l’attività sportiva più piacevole e divertente che mi è capitata in Cina. Le altre esperienze mi hanno raccontato di un paese molto competitivo, dai mille sogni e ancora più ambizioni. Forse troppe, viste le storie che girano su molti atleti della Repubblica popolare cinese.

Ma anche in Cina, al di là dell’agonismo, così come in altri paesi dell’Asia, lo sport è uno dei tanti specchi della società. Per questo abbiamo scelto questo argomento come fulcro di questo secondo inserto «In Asia»: per comprendere come i rapporti tra Occidente e Oriente affondino nella cultura di massa di questi paesi, trasformando anche lo sport in affermazioni di identità nazionali.

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