Internazionale

La negoziazione di identità cangianti

La negoziazione di identità cangiantiWuhan – Ap

Mille e una Cina Oggi si parla molto spesso di soft power, ovvero delle strategie con cui la «Cina» cerca di raccontare la «sua» storia nel mondo per conquistare consenso attorno alla propria ascesa. […]

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 27 maggio 2020

Oggi si parla molto spesso di soft power, ovvero delle strategie con cui la «Cina» cerca di raccontare la «sua» storia nel mondo per conquistare consenso attorno alla propria ascesa.

Mentre per quanto riguarda le relazioni interne, quelle fra maggioranza Han e minoranze culturali, si tende a osservare quasi esclusivamente il potere «hard», ovvero le misure di sorveglianza e repressione adottate dal governo centrale per tenere sotto controllo le periferie del paese.

Quando pensiamo alle regioni periferiche e alle culture minoritarie della Cina, a venire in mente sono immediatamente le provincie autonome del Tibet e del Xinjiang, in particolare le loro spinte autonomiste e le politiche, spesso brutali, di assimilazionismo portate avanti nei loro confronti dal potere centrale. Ma la Cina è un territorio immenso, geograficamente complesso ed etnicamente variegato, in cui figurano, oltre alla maggioranza Han, che costituisce il 92 % della popolazione complessiva del paese, altri 55 «gruppi etnici», talvolta classificati in un modo piuttosto artificioso, in una pratica di categorizzazione che non sempre corrisponde al modo in cui gli stessi gruppi minoritari percepiscono e costruiscono la loro identità culturale. Identità, in verità, che spesso appaiono molto fluide, cangianti, caratterizzate più da negoziazione e ibridazione che da resistenza e conflitto rispetto alle politiche, culturali e non, promosse dalla leadership politica.

Inutile dire che al centro di questi processi di formazione identitaria ci sono le politiche modernizzatrici perseguite dal governo centrale, che non solo da molti decenni ormai erodono le vecchie identità basate sulle culture tradizionali di matrice rurale, ma soprattutto implicano per i vari gruppi culturali, oggi come oggi, la necessità di reinventarsi per accedere alle risorse economiche garantite dalla modernizzazione, risorse il cui accesso, si può immaginare, tende a essere distribuito in modo diseguale anche su base etnica.

Con questo breve speciale vogliamo esplorare alcuni di questi aspetti, provando ancora una volta a restituire complessità alla conoscenza del continente Cina al di là dei predominanti schemi dicotomici con cui si tende generalmente a osservarne le dinamiche culturali. Gli articoli qui raccolti saranno disponibili in versione più lunga su Sinosfere, assieme ad altri saggi inediti sulla stessa tematica.

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