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Nel regno dei manga palinsesti blindati e poca originalità

Nel regno dei manga palinsesti blindati e poca originalità

Giappone L’avvento delle piattaforme streaming dovrebbe portare un auspicato salto di qualità anche nelle serie per la tv

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 27 febbraio 2018

La struttura e la tipologia dei programmi presenti nel palinsesto televisivo giornaliero giapponese riflettono, come del resto succede anche negli altri paesi nel mondo, le abitudini ed in parte la forma della società in cui si sviluppano.

La mattinata è riservata a programmi di varietà e a serie dalla cadenza giornaliera piuttosto leggere, mentre il pomeriggio vede il predominio di un gran numero di polizieschi, un genere che gode di un’enorme popolarità nell’arcipelago non solo in ambito televisivo, ma anche in quello letterario. All’interno di questo genere la serie che da più di un decennio a questa parte continua a riscuotere successo è sicuramente Aibo (Partners), un telefilm mandato per la prima volta in onda sulla TV Asahi nel 2000 e che continua ad attirare telespettatori ancora oggi. Solitamente ogni stagione è composta da quindici o venti episodi a cadenza settimanale in prima serata, con una coppia di detective, l’uno freddo e ragionatore ed il collega impulsivo ed atletico, che in ogni puntata risolvono un caso diverso. Il successo del telefilm e dei lungometraggi di Aibo usciti in questi anni è da attribuire certamente alle storie avvincenti e ad un livello produttivo ottimo, ma soprattutto allo stile unico del protagonista, interpretato alla perfezione da Yutaka Mizutani, diventato in questi anni uno dei volti più riconoscibili dell’arcipelago.

La fascia di seconda e terza serata è quella dove si prova e rischiare un po’ di più, anche se niente di particolarmente trascendentale è uscito negli ultimi anni. In questa fascia tematiche serie si mischiano a toni comici e surreali, un bell’esempio è Nigeru wa haji da ga yaku ni tatsu, storia semiseria dove una giovane donna che non riesce a sposarsi decide di stipulare un contratto di casalinga/moglie con un ragazzo non molto a suo agio con l’altro sesso e con cui va a vivere. Come molte serie, anche questa è tratta da un manga di successo, e pur nel suo tono leggero e scanzonato molto ci dice delle pressioni sociali e dei rapporti interpersonali che attraversano la società giapponese contemporanea.

Una delle serie più longeve e di successo è il cosiddetto Taiga drama, una fiction televisiva storica dell’emittente nazionale NHK fin dal 1963, telefilm che in passato ha lanciato o cementato più di qualche carriera attoriale. Di fatto si tratta di un telefilm diverso ogni anno, talvolta ambientato nel periodo Meiji (1868-1912), talvolta nel novecento e talvolta in un altro periodo della storia giapponese, che viene trasmesso da gennaio fino a dicembre alle otto di domenica sera, taiga significa infatti fluviale, come la lunghezza della serie.

Il blocco della mattinata di domenica ha tradizionalmente un rating piuttosto alto ed è un appuntamento abituale per i più piccoli, al di là dei cartoni animati il programma più seguito è la serie su Kamen Rider, l’eroe mascherato uscito dall’immaginazione del mangaka Shotaro Ishinomori nel 1971. Si tratta di un telefilm per bambini naturalmente, ma che ha il pregio di saper spesso sperimentare sia narrativamente che stilisticamente, ecco allora costumi super sgargianti e camp e un uso degli effetti speciali tradizionali tokusatsu filtrati con la computer graphic. Uno spin off della serie Kamen Rider, ora arrivata alla sua seconda stagione, è stato lanciato come Amazon Original series nel 2016, l’annata in cui i colossi dello streaming hanno cominciato ad incidere sui gusti e sulle abitudini degli spettatori del Sol Levante, sempre dello stesso anno è infatti Hibana: Spark, serie prodotta da Netflix è trasmessa in tutti i paesi in cui c’è il servizio.

Solo quindi negli ultimi due anni le cose si sono cominciate a muovere nell’industria streaming, fra Netflix e Amazon con il terzo incomodo Hulu, passato sotto Nippon TV nel 2014, il livello produttivo si tra alzando, sempre per restare a Kamen Rider ad esempio, c’è una notevole differenza fra la qualità della serie trasmessa in TV e quella su Amazon, che probabilmente non ha un target di giovanissimi, ma di adulti. Sempre per restare con il colossso americano fondato da Bezos, lo scorso anno una delle serie più attese è stata Tokyo Vampire Hotel diretta da Sion Sono, un concentrato di tutta la poetica e di tutte le follie che rendono il regista giapponese così unico nel panorama cinematografico contemporaneo. Nove episodi fra horror e fantastico in cui il mondo dei vampiri si mescola a una feroce critica sociale, il tutto immerso in lampi di violenza, surrealtà, sesso e colori pop.

Va notato, in conclusione, che uno dei mali che affligge tanto il mondo seriale che quello del cinema è la mancanza o la poca volontà di investire su idee originali, spesso telefilm e film sono tratti da manga di successo, cosa che di per se non è un male, ma poca cura viene investita nell’adattamento, nella sceneggiatura e negli aspetti registici. Si cerca infatti di ricavare il più possibile dalla popolarità che il manga porta con se, magari chiamando il volto noto del momento, che spesso e volentieri non è neanche un attore ma solo un personaggio che si vede spesso in TV. L’avvento delle piattaforme streaming, un avvento che a sua volta non è privo di problemi, Amazon e il suo gigantismo con conseguente sfruttamento dei lavoratori ad esempio, dovrebbe portare un auspicato salto di qualità anche nelle serie prodotte per la televisione.

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