Negli interrogatori sul Mose emerge la laguna del malaffare
Venezia Nei verbali di Mazzacurati, Baita e Claudia Minutillo il mare di fango del «sistema Mose». Non si salva nessuno. Lo scandalo si allarga alla bonifica di Marghera. E la giunta cerca di evitare il commissariamento puntando al voto nel 2015
Venezia Nei verbali di Mazzacurati, Baita e Claudia Minutillo il mare di fango del «sistema Mose». Non si salva nessuno. Lo scandalo si allarga alla bonifica di Marghera. E la giunta cerca di evitare il commissariamento puntando al voto nel 2015
La carta dei verbali controfirmati da Mazzacurati, Baita e Claudia Minutillo restituisce il mare di guano. Con schizzi (salvo querele o sviluppi) per tutti. Il padre-padrone del Consorzio Venezia Nuova ha ricostruito il «sistema Mose». Apparentemente l’ex presidente della Mantovani Spa si è levato tutti i pesi dalla coscienza sporca. E l’ex segretaria di Galan ha rivelato cosa c’era dietro la facciata di società come Bmc a San Marino con William Colombelli.
Così in laguna spurgano nomi eccellenti e racconti indicibili. Il “doge” berlusconiano aspetta il verdetto della Camera: oggi alle 13 è convocata la giunta per le autorizzazioni sulla richiesta d’arresto per Galan, presidente della commissione Cultura, trasmessa a Montecitorio il 3 giugno. E per Altero Matteoli ci sarà quello del Tribunale dei ministri: la Procura della Repubblica ha già spedito i fascicoli. Però la lista si infarcisce. Baita allunga l’indice su Gianni Letta («assicurazione sulla vita di Mazzacurati») che respinge le accuse al mittente e prepara le carte bollate. Ma le deposizioni sono piene di politici: Milanese (cioè l’allora braccio destro di Tremonti), l’ex ministro Lunardi, l’avvocato Ghedini. Gli sfidanti delle ultime Comunali, Orsoni (preferito dal Consorzio) e Brunetta. Un contributo, per altro registrato, al leghista Tosi. Fino al sostegno alla Fondazione del patriarca ciellino Scola. O alla rete delle coop e al ruolo di Brentan sul fronte…sinistro.
Ci sono anche intercettazioni comiche, con l’inversione delle parti. Come quando Minutillo ordina all’assessore Chisso di «alzare il culo» dal ristorante e tornare al lavoro. Sarebbe la stessa che, secondo Baita, si fa fare la casa dall’impresa Carron che poi batte cassa e vuole entrare nel giro degli appalti che contano.
Di certo, faldoni destinati a rimpinguarsi. E i magistrati stanno anche «rileggendo» gli atti di vecchie indagini, soprattutto collegate alle Grandi Opere viarie e ai project della sanità veneta. Senza dimenticare la matassa che si dipana dentro e fuori gli studi dei commercialisti padovani arrestati: Francesco Giordano, fiduciario di Mazzacurati, e Paolo Venuti per i coniugi Galan.
Intanto ieri mattina nuova perquisizione in un cantiere e negli uffici della Mantovani Spa (ora presieduta dall’ex questore Carmine Damiano, alle prese con Expo 2015). Oggetto di verifiche da parte della Direzione nazionale antimafia il nuovo terminal dell’«autostrada del mare» a Fusina. Con replica a Meolo in un cantiere della A4 affidato ad un’altra impresa.
Poi c’è la denuncia di Gianfranco Bettin, assessore all’ambiente: «Apprendiamo dalle carte e dagli sviluppi dell’inchiesta che da parte di politici, ministri e funzionari in particolare dei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture si sarebbe lucrato sulle bonifiche di Porto Marghera. Se così è stato hanno lucrato, come vampiri, su una immensa tragedia sociale e umana, su un enorme disastro ambientale. Si capiscono anche, così, la violenza degli attacchi dei reggitori di questo “sistema” contro chi si è sempre opposto , le querele infinite e milionarie, le intimidazioni, le accuse di voler smantellare Marghera quando invece erano proprio loro a impedirne il risanamento e quindi la rigenerazione».
A Ca’ Farsetti, dopo la rissa nell’ultima seduta di consiglio, sembra profilarsi la soluzione «democratica» alla crisi politica. Niente dimissioni della giunta per poter approvare il bilancio e evitare il commissario prefettizio alla vigilia delle Comunali 2015. La Procura, comunque, ha negato l’incontro fra l’ex sindaco Orsoni (agli arresti domiciliari) e il vice «reggente» Sandro Simionato. Forse già lunedì all’ordine del giorno il documento che sollecita un’inchiesta parlamentare e lo scioglimento del Consorzio Venezia Nuova: è stato firmato da Beppe Caccia e Camilla Seibezzi (lista “In comune”), Sebastiano Bonzio (Rifondazione), Claudio Borghello, Carlo Pagan, Gabriele Scaramuzza e Jacopo Molina (Pd), Simone Venturini (Udc), Luigi Giordani (Ps), Giacomo Guzzo e Andrea Renesto (Federalisti e riformisti).
L’isola di Poveglia resta pubblica
La buona notizia, almeno, arriva dal Demanio. L’isola di Poveglia resta ancora di proprietà pubblica. Si erano mobilitati centinaia di cittadini per l’asta, raccogliendo 300 mila euro. Ma Luigi Brugnaro (titolare di Umana, presidente della Reyer Basket ed ex di Confindustria) l’aveva vinta con un’offerta di 513 mila. Respinta con lettera ufficiale, perché ritenuta «non congrua» al valore dell’isola lagunare.
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