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Né Putin né Lavrov, oggi (forse) Kirill: porte chiuse per l’inviato del papa

Né Putin né Lavrov, oggi (forse) Kirill: porte chiuse per l’inviato del papa

Zuppi a Mosca La corsa a ostacoli di una "mission impossibile" per conto di Papa Francesco

Pubblicato più di un anno faEdizione del 29 giugno 2023

Il cardinale Matteo Zuppi arriva a Mosca, Vladimir Putin parte per il Daghestan. È una coincidenza che illustra plasticamente le enormi difficoltà della “missione impossibile” dell’inviato di papa Francesco in Russia, con l’obiettivo di «incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per una giusta pace».

Proprio ieri infatti – primo giorno della missione di Zuppi, che si concluderà questa sera – il presidente russo ha lasciato Mosca per volare nella repubblica caucasica dove incontrerà, fra gli altri, il governatore Melikov e altre autorità locali per discutere in particolare dello sviluppo del settore turistico, come riferisce la Tass. Segnale eloquente che Putin non aveva nessuna intenzione di parlare con l’arcivescovo di Bologna – del resto il portavoce del Cremlino Peskov aveva chiarito in tempi non sospetti che non c’era nessun colloquio in programma – e che fa il paio con quanto dichiarato l’altro ieri sera, all’arrivo di Zuppi a Mosca, dal capo dell’ufficio presidenziale ucraino, Yermak: «Non abbiamo bisogno di mediazioni».

Il cardinale non è stato ricevuto nemmeno dal ministro degli esteri russo Lavrov, ma si è dovuto accontentare di un colloquio con il consigliere diplomatico del Cremlino Yuri Ushakov. I due hanno discusso «del conflitto in Ucraina e delle possibilità di una soluzione pacifica», ha riferito Peskov, aggiungendo anche che Mosca «apprezza molto gli sforzi e le iniziative del Vaticano per trovare una soluzione pacifica alla crisi» e «accoglie gli sforzi del papa nel contribuire alla cessazione del conflitto armato».

Sui contenuti dei colloqui però non è trapelato molto di più. Si è parlato soprattutto di questioni umanitarie, come lo scambio dei prigionieri, per cui la Santa sede potrebbe svolgere un’utile mediazione. Niente invece sui bambini: Kiev accusa Mosca di averne deportati a migliaia in Russia, in seguito all’occupazione dei territori ucraini dopo l’invasione del 24 febbraio 2022. Ma il Cremlino respinge le accuse: «I nostri militari hanno ripetutamente adottato misure per salvare i bambini, rischiando la propria vita, per portarli fuori dai bombardamenti che, tra l’altro, sono stati effettuati dalle forze armate dell’Ucraina contro infrastrutture civili», ha dichiarato Peskov alla Ria Novosti.

Ieri sera Zuppi ha presieduto una messa nella cattedrale cattolica di Mosca. Oggi invece è prevista la visita al Patriarcato ortodosso di Mosca, dove l’inviato del pontefice dovrebbe incontrare il patriarca Kirill, che fin dall’inizio ha benedetto l’aggressione della Russia all’Ucraina – una sorta di «guerra santa» contro la corruzione della modernità occidentale – tanto da essere stato definito da papa Francesco il «chierichetto di Putin». Se anche Kirill dovesse dare forfait, a ricevere l’arcivescovo di Bologna sarà il “ministro degli esteri” del Patriarcato, il metropolita Antonij – successore del “pacifista” Hilarion, spedito a Budapest da Kirill esattamente un anno fa – il quale dieci giorni fa era stato a Santa Marta per incontrare papa Francesco, appena dimesso dal Gemelli, e preparare la trasferta di Zuppi a Mosca.

Che finora sta evidenziando tutte le difficoltà di una missione di pace impossibile. Anche se monsignor Pezzi, presidente dei vescovi cattolici russi, continua a manifestare ottimismo, perlomeno rispetto a possibili atti umanitari concordati fra russi e ucraini: già al termine della visita dell’inviato del papa, dice Pezzi ai media vaticani, «potremmo assistere a gesti concreti come un nuovo scambio di prigionieri o all’annuncio di iniziative a sostegno ai moltissimi profughi e fuggiaschi che questa guerra sta provocando».

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