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Navalny deve scontare 2 anni e 8 mesi di carcere

Navalny deve scontare 2 anni e 8 mesi di carcereAlexei Navalny durante l’udienza che ha sancito la sua condanna in carcere – Ap

Russia L’oppositore di Putin condannato dal tribunale russo. Lavrov: il Novichok montatura

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 3 febbraio 2021

Il tribunale di Mosca ha condannato l’oppositore russo Aleksej Navalny a tre anni e mezzo di carcere, dopo aver esaminato la commutazione della libertà vigilata disposta nei suoi confronti nel caso Yves Rocher in una pena detentiva. La decisione non è ancora entrata in vigore, dal momento che la difesa ha annunciato di voler presentare ricorso contro la decisione.

LEGGENDO le motivazioni della sentenza, che soddisfa la richiesta presentata dal Servizio penitenziario federale a fronte delle violazioni della libertà vigilata commesse da Naval’nyj dal 2018, la giudice Natalja Repnikova ha precisato che l’oppositore trascorrerà in carcere «solo» due anni e otto mesi, essendo stato detratto dalla condanna il tempo trascorso ai domiciliari. Una sentenza che acuisce le tensioni nello scenario russo, con gli arresti dei sostenitori dell’oppositore che continuano a susseguirsi: oggi l’organizzazione Ovd-Info ha riferito di 358 arresti nei pressi del tribunale, e una manifestazione è stata convocata per stasera.

UNA MOSSA, quella delle autorità russe, che mostra il timore con cui a Mosca guardano alla vicenda, e che sicuramente non contribuirà ad attenuare le pressioni dall’estero. Una sentenza più «morbida» avrebbe infatti testimoniato la volontà di trovare un compromesso evitando un irrigidimento della repressione, alimentando l’immagine di un paese autoritario ma non dittatoriale e togliendo di fatto un’arma ai critici occidentali. Si sarebbe evitata, insomma, una deriva repressiva che potrebbe risultare pericolosa, andando potenzialmente ad aprire – dopo la Crimea – un ulteriore punto di contenzioso sui diritti umani, che in Russia era già presente ma non sotto i riflettori internazionali.

PROPRIO SU quest’ultimo punto si è espressa Natalja Zviagina, direttore dell’ufficio di Amnesty International a Mosca, sottolineando anche come gli «arresti amministrativi» disposti per molti sostenitori di Navalny stiano sovraffollando le carceri durante la pandemia. «Una vendetta nei confronti di Naval’nyj e dei suoi sostenitori: la sentenza ha rivelato il volto delle autorità russe, intenzionate a chiudere in carcere chiunque denunci la repressione», ha detto.

LA CONDANNA è stata appresa con «costernazione» anche dalla Farnesina, secondo la quale la detenzione «conferma la tendenza alla soppressione dei diritti fondamentali» nel Paese. Gli sviluppi del caso aggravano poi la tensione che da giorni si respira nei rapporti tra Mosca e Bruxelles, soprattutto in vista della visita a Mosca dell’Alto rappresentante Josep Borrell, in programma dal 4 al 6 febbraio. Lo stesso Borrell è intervenuto su Twitter definendo la condanna «in contrasto con gli impegni internazionali della Russia» e chiedendo il rilascio immediato dell’oppositore.

LA VICENDA di Naval’nyj, così come le preoccupazioni per i diritti umani in Russia, avrà sicuramente peso nell’agenda della visita: ipotesi avvalorata anche dal portavoce della Commissione europea Peter Stano, che ha confermato «la volontà di incontrare Navalny se sarà possibile». Prese di posizione cui è seguita la risposta delle autorità russe: il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha ribadito che il tema «è a discrezione di giudici e inquirenti», mentre più duro è stato il commento del ministro degli esteri Lavrov che ha parlato dell’avvelenamento dell’oppositore come di una «messa in scena».

IL CASO ASSUME quindi una connotazione geopolitica, e le modalità con cui il Cremlino ha gestito la vicenda hanno sicuramente contribuito a renderlo tale. In questo contesto si inseriscono anche tensioni internazionali in cui entrano in gioco anche Stati Uniti, Francia e Germania nel caso della costruzione del gasdotto Nord Stream 2. Le pressioni di Washington, insieme alla richiesta delle autorità francesi di sospendere i lavori di costruzione, mettono in difficoltà la Germania, che per il momento non sembra tuttavia intenzionata ad accettare tali richieste visti gli interessi in campo. Il raddoppio del Nord Stream consentirebbe infatti di rafforzarsi configurandosi come piattaforma del gas europea. Proprio da Francia e Stati Uniti sono arrivate dure condanne alla sentenza: il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ribadito la richiesta di «rilascio immediato e incondizionato», mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha definito la condanna «inaccettabile»” in un tweet.

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