Naufragio nella Manica, Macron non vuole la ministra di BoJo
La strage dei migranti Irritazione per una lettera di Johnson. Il presidente ritira l’invito all’annunciato summit di domenica a Calais
La strage dei migranti Irritazione per una lettera di Johnson. Il presidente ritira l’invito all’annunciato summit di domenica a Calais
Crisi diplomatica sempre più forte tra Francia e Gran Bretagna, dopo il dramma dei 27 migranti affogati nella Manica, ma anche per il braccio di ferro sulla pesca esploso nel post-Brexit. Due scontri che si innestano su altre tensioni, l’Aukus che ha escluso Parigi con la mancata vendita di sottomarini all’Australia, sgarbo non ancora digerito, e l’incertezza sulla situazione dell’Irlanda del Nord che avvelena i rapporti di Londra con la Ue. Londra accusa la Francia di utilizzare tutte le crisi per dimostrare il fallimento della Brexit.
IL MINISTRO degli Interni, Gérald Darmanin, ieri ha ritirato l’invito alla sua omologa britannica, Priti Patel, per l’incontro di domenica a Calais, dove saranno presenti i ministri di Olanda, Belgio, Germania, oltre alla Commissione, per trovare una soluzione sugli attraversamenti della Manica. Giovedì sera, in una lettera Boris Johnson ha chiesto alla Francia di riaccogliere i migranti sbarcati illegalmente in Gran Bretagna (nel 2021, sono 26mila persone). Macron, che ieri era a Roma per la firma del Trattato del Quirinale e per la visita in Vaticano, ha risposto alla lettera, pubblicata su twitter prima ancora che le autorità francesi la ricevessero: «Non è serio», ha detto molto irritato, come leader «non comunichiamo su questi temi su twitter, non siamo lanciatori d’allerta». Il portavoce del governo francese, Gabriel Attal, ha definito il testo di Boris Johnson «senza sostanza nella forma, insignificante nel fondo». Attal accusa Johnson di «doppio linguaggio». Un paradosso: Johnson vorrebbe che venisse applicata la norma di Dublino III, che prevede il rinvio del migrante nel primo paese di entrata nella Ue, ma la Gran Bretagna ha scelto la Brexit – quindi di non rispettare le regole Ue – proprio con lo slogan «take back control», prima di tutto delle frontiere. Ma con gli accordi del Touquet del 2003, il controllo della frontiera britannica era stato affidato alla Francia, sul continente. Londra dovrebbe pagare questo servizio 62,7 milioni di euro per quest’anno e il prossimo. Una revisione di questi accordi è sempre più invocata dall’opinione pubblica francese.
IERI JOHNSON ha mostrato stupore per la reazione di Parigi. Il ministro ombra del Labour, Nick Thomas-Symonds, afferma che Johnson è caduto in «un grave errore di giudizio» e che il primo ministro e la ministra degli Interni stanno subendo «un’umiliazione» e «hanno perso completamente il controllo della situazione». Nella reazione di Johnson ci sono calcoli di politica interna. Downing Street fa sapere che la lettera di Johnson aveva l’intenzione di «approfondire la cooperazione» con Parigi. Il primo ministro ha proposto alcune azioni alla Francia sui migranti: pattuglie comuni e nelle rispettive acque territoriali, miglioramento dell’uso delle tecnologie, come radar e sensori, cooperazione dei servizi di intelligence e, in ultimo, i rinvii di migranti dalla Gran Bretagna, auspicando un futuro accordo con la Ue. Ma il governo britannico evoca anche i «pushback» dei battelli dei migranti, una pratica australiana, contraria a tutti gli accordi internazionali.
MALGRADO la tensione a livello diplomatico, ieri un incontro tecnico tra francesi e britannici ha potuto aver luogo. Darmanin ha rivelato che nella sola giornata di mercoledì, sono stati bloccati 671 migranti sulle coste francesi, impediti di prendere il mare.
SULLA PESCA, lo scontro resta aperto. Ieri, dei pescherecci francesi hanno bloccato in mattinata il porto di Saint-Malo, nel pomeriggio quello di Calais, assieme al terminale del tunnel, con i camion fermi. Il blocco dei porti francesi va a danno dei pescatori inglesi, che vendono il prodotto in Francia. La tensione, ancora irrisolta, riguarda la concessione delle licenze di pesca per i francesi nelle acque britanniche, molto pescose. E’ una tradizione secolare. Ma con la Brexit, che prevede un recupero del 25% della quantità di pesca da parte degli inglesi, i pescherecci stranieri possono ottenere una licenza solo se dimostrano di aver pescato nelle acque britanniche nel passato. Burocrazia facile per le grandi società, molto più difficile per la pesca artigianale, a cui Londra sta rinnovando le licenze con il contagocce. I pescatori francesi chiedono un intervento più deciso da parte della Ue.
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