Dopo oltre un anno di pianificazione la deputata della Linke Sahra Wagenknecht rompe gli indugi e lancia il proprio partito. L’annuncio ufficiale del suo distacco definitivo dalla Sinistra guidata dalla dirigenza “internazionalista” è arrivato ieri in conferenza stampa a Berlino insieme alla comunicazione del nome del nuovo soggetto politico corrispondente alla lista registrata al Bundestag.

Si chiama “Alleanza per Sahra Wagenknecht” il contenitore a sfondo sovranista messo in piedi dalla leader dell’opposizione interna della Linke, compagna di Oskar Lafontaine. Per ora hanno risposto al suo appello 10 dei 38 parlamentari del Gruppo Linke, come conferma la segreteria del partito che ha provveduto a espellere tutti gli scissionisti.

La mossa di Wagenknecht è clamorosa eppure non sorprende: la sua rotta di collisione con la Linke era stata ampiamente tracciata già nel 2018 con la fondazione della corrente «Aufstehen!» più che critica con la linea politica social-ecologista incarnata dalla dirigenza federale – a suo dire – troppo attenta ai diritti dei migranti e troppo poco alle intenzioni di voto dell’elettore-medio sempre più attratto nell’orbita di Afd.

Scontata anche la tempistica della discesa in campo: subito dopo la doppia batosta elettorale in Assia e Baviera che ha restituito il crollo del già esiguo consenso per la Linke (5% a livello nazionale è il dato degli ultimi sondaggi). Mentre l’Alleanza di Wagenknecht, a sentire i politologi, potrebbe attirare fino al 20% dell’elettorato con punte del 35% nell’ex Ddr.

Tedeschi tutt’altro che di sinistra sono l’obiettivo dichiarato dell’ex deputata Linke il cui programma è riassumibile in «patria e famiglia ed economia socialista», per dirla con il titolo della Deutsche Welle concentrata sulla «questione dei migranti fortemente associata a Wagenknecht, anche se il suo potenziale non si limita solo agli ostili all’immigrazione ma prevede l’ampio sostegno di cittadini con idee prevalentemente conservatrici, come ad esempio i critici nei confronti della protezione del clima e dei diritti delle comunità Lgbtq. Tenuto conto che gran parte dei sostenitori di Afd non sono particolarmente impegnati, potrebbero essere facilmente conquistati».

Lo schema di base è questo, ma l’Alleanza dei sovranisti usciti dalla Linke intende pescare a piene mani anche nel rilevante bacino dei tedeschi scontenti dell’invio di armi e denaro all’Ucraina e fra i non pochi nostalgici dell’energia a basso prezzo di Gazprom, non necessariamente filo-russi.

«Non collaboreremo con Afd, e non stiamo certo con Putin, come dicono i media» tiene a precisare Wagenknecht in conferenza stampa affiancata dai tre deputati fuoriusciti indicanti, forse, la dirigenza del nuovo partito: Amira Mohamed Ali, Lukas Schön e Christian Leye.