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Narcos di governo, Fondo monetario e agenda indigena nelle urne

Narcos di governo, Fondo monetario e agenda indigena nelle urneElezioni militarizzate in Ecuador – Ap

Ecuador Domenica il ballottaggio Noboa-González. Parla l’economista Pablo Davalos

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 11 ottobre 2023

Domenica 15 ottobre ci sarà il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Ecuador. Pablo Davalos, economista e docente vicino ai movimenti sociali ed indigeni del paese e del continente ci fa una fotografia della situazione quanto mai incerta. «In Ecuador – racconta – si verifica la convergenza di due processi: il collegamento del governo con la criminalità organizzata e il traffico di droga (narco-Stato); e, seconda cosa, l’applicazione del programma del Fondo monetario internazionale che riduce la capacità dello Stato di agire a beneficio della popolazione. Ciò determina l’Ecuador come “stato fallito”. È in questo contesto che si svolge ora il secondo turno elettorale».

Chi vincerà e perché?
La destra alimenta la polarizzazione correismo-anticorreismo dandosi così buone possibilità di vincere. Tuttavia l’ispirazione neoliberale e la vicinanza a Guillermo Lasso e agli stessi gruppi criminali organizzati che hanno portato il Paese ad essere uno Stato fallito gioca a loro sfavore. In un clima di tensione politica, la criminalità organizzata ha avviato una campagna di narcoterrorismo per chiedere maggiore impunità. Il tutto genera un clima di sospetto. Così se, inizialmente, il sostegno a Daniel Noboa, il candidato della destra e dei gruppi oligarchici, è stato importante e sembrava portare a una vittoria con ampio margine, pian piano molti settori popolari hanno cominciato a dubitare pensando che fosse più conveniente votare per la candidata della Rivoluzione cittadina, Luisa González. Di conseguenza, l’esito del ballottaggio dipenderà dal contesto di deterioramento e insicurezza che il Paese sta attraversando. Se Noboa non riesce a convincere l’elettorato che la sua vocazione neoliberista non sarà un ostacolo alla soluzione dei problemi del paese, allora forse la candidata della Rivoluzione Cittadina potrà vincere con un margine minimo.

Il mondo indigeno con tutto questo come si relaziona?
Le organizzazioni indigene sono il soggetto sociale più organizzato e con la maggiore capacità di mobilitazione. Possono mobilitare l’intero Paese in pochi giorni grazie al loro elevato potere organizzativo e di convocazione. Hanno molta legittimità sociale e hanno assunto un’agenda nazionale che li allontana da qualsiasi rivendicazione etnica.

E cosa contiene in particolare questa agenda?
Sono tre i fronti principali su cui i popoli indigeni hanno combattuto negli ultimi anni: il superamento delle strutture di dominio razziste; la resistenza al modello neoliberista e l’opposizione all’estrattivismo. Per superare il razzismo hanno proposto lo Stato Plurinazionale; In alternativa al modello neoliberista, hanno proposto il regime Sumak Kawsay (Vita in armonia, ndr) come alternativa allo sviluppo economico e alla crescita; e, per opporsi all’estrattivismo, hanno proposto la difesa dei diritti della natura (Pacha Mama).

Questi tre concetti sono già stati incorporati nella Costituzione del Paese. Tuttavia, il governo di Guillermo Lasso è intervenuto nella rappresentanza politica del movimento indigeno, il movimento Pachakutik, e ha cooptato molti dei suoi rappresentanti facendoli diventare alleati di governo. Ciò ha delegittimato il soggetto politico portandolo a una epurazione interna. Per questo non ha potuto partecipare alle recenti elezioni con i propri candidati alla presidenza della Repubblica e all’Assemblea Nazionale. Ma la loro capacità di mobilitazione rimane intatta e, probabilmente, riprenderanno a manifestare se vincerà Daniel Noboa.

E se vincesse Luisa González della Rivoluzione cittadina?
Neanche lei ispira molta fiducia ai popoli indigeni, soprattutto per la sua vocazione estrattivista.

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