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Napoli, sabato De Magistris e sinistra in piazza contro «il debito ingiusto»

Napoli, sabato De Magistris e sinistra in piazza contro «il debito ingiusto»Il sindacato di Napoli Luigi De Magistris

Gli 85 Milioni Ereditati Il Pd aveva annunciato una contromanifestazione ma farà solo un gazebo

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 12 aprile 2018

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha indetto per sabato mattina un’assemblea cittadina a piazza Municipio contro «il debito ingiusto». Si tratta degli 85milioni che avrebbero dovuto essere liquidati al consorzio Cr8 dal commissario di governo post terremoto del 1980 ma che sono diventati nel 1996 una passività del comune. Il governo Gentiloni ha riconosciuto che spetta allo stato coprire il 77 per cento del dovuto ma la firma sull’accordo non è ancora arrivata. Si tratta di una passività che i cittadini rischiano di pagare due volte perché, dopo la sentenza della Corte dei Conti, l’amministrazione è stata multata per averli messi in bilancio nel 2017 anziché nel 2016 e così nel 2019 verranno tagliati trasferimenti dallo stato per una quota equivalente. Rientrano poi nel debito ingiusto anche i circa 67 milioni lasciati in eredità dal commissario di governo all’emergenza rifiuti all’epoca dell’amministrazione Pd di Rosa Russo Iervolino e, infine, il disavanzo dell’operazione swap (derivati) messa in piedi dall’ssessore Enrico Cardillo, ancora all’epoca Iervolino, che a oggi costa alle casse cittadine 156 milioni.

Spiega la consigliera comunale di Dema, Eleonora de Majo: «Pesano sulla nostra testa gli effetti della finanza tossica, per cui gli enti locali incassano o perdono in base a variabili imprevedibili. I tre swap ancora aperti (perché uno, quello con la Barclays, lo abbiamo chiuso) furono stipulati con Ubs con scadenza al 2025 per un fair value, cioè quanto deve corrispondere l’amministrazione per estinguerlo, a marzo 2018 di 20 milioni di euro, con Deutsche Bank e Intesa San Paolo con scadenza al 2035 con un fair value a marzo 2018 rispettivo di 68 milioni di euro». De Majo punta il dito contro le opposizioni: «Chi ha gestito le casse dell’ente come se stesse in un casinò oggi si propone di dare lezioni di buon governo, addirittura organizzando una contromanifestazioni insieme a Lega e Fi».

In piazza Municipio ci saranno gli attivisti di Massa critica, Napoli direzione opposta, Insurgencia, Potere al Popolo e l’Usb. «Questa non è la battaglia di una parte politica – ha commentato de Magistris -. Invece alcuni cercano solo di recuperare un po’ di consenso politico». L’allusione riguarda sopratutto il Pd: aveva annunciato per sabato una contromanifestazione ma poi hanno optato per un gazebo informativo a piazza Trieste e Trento. In prima fila la senatrice Valeria Valente, accusata dal sindaco di aver provato a far passare in parlamento un cavillo al decreto Salva-comuni per escludere Napoli. Valente ieri ha commento: «De Magistris teme di dichiarare dissesto perché rischierebbe come possibile sanzione l’interdizione dai pubblici uffici e quindi non potrebbe candidarsi alle europee o alle regionali».
Con il Pd e il centrodestra ci saranno le associazioni contrarie all’amministrazione, come Cittadinanza attiva. In un video accusano il sindaco di aver triplicato il debito del comune nonostante abbia avuto nel 2012 un miliardo dallo stato, di aver truccato i bilanci e messo in crisi le partecipate.

Dal fronte arancione ribattono che i fondi arrivati con l’adesione al predissesto vanno restituiti (91 milioni la rata a bilancio nel 2019) mentre i fondi ordinari sono stati tagliati in sette anni di un miliardo e 24 milioni e, soprattutto, le regole per stilare i bilanci sono cambiate: all’epoca Iervolino era possibile mettere nei residui attivi quello che adesso invece va nelle passività. Ieri poi hanno fatto circolare via social una parte della puntata di Report del 2007 dedicata alla finanza tossica. Nel video Cardillo spiega che l’operazione swap serve «per spalmare il debito comunale di un miliardo di euro». Report però studiò i contratti con le banche scoprendo che i benefici ci sarebbero stati solo nei primi otto anni con incassi totali «tra i 52 e i 59 milioni» poi sarebbero cominciati i debiti e a pagarli sarebbe stata l’amministrazione successiva.

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