Accessi record anche ieri all’ospedale Cardarelli di Napoli: 180 pazienti registrati nel Pronto soccorso, un afflusso che ormai si attesta tra le 170 e le 200 persone al giorno (circa il 40% viene poi ricoverato), un carico non più sopportabile. Mercoledì 25 medici dell’emergenza su 43 hanno presentato un preavviso di dimissioni («sono venute meno le condizioni per assistere e curare dignitosamente i pazienti»), un modo per richiamare l’attenzione sulla difficoltà nell’assistere tempestivamente i pazienti, spesso costretti a rimanere sulle barelle in condizioni di affollamento che espone tutti ai contagi. I medici a disposizione sono otto la mattina, sette nel pomeriggio e sei di notte, ogni turno rafforzato da tre specializzandi, più un totale di 160 infermieri e 60 operatori sociosanitari. Congestionato anche il reparto di osservazione: programmato per 32 pazienti, ne ospita circa 100.

Giuseppe Longo, direttore del Cardarelli: «Le lettere di dimissioni sono un grido di allarme, corretto dal mio punto di vista. Fino a oggi il Cardarelli ha realizzato dieci bandi tra avvisi e concorsi finalizzati a reclutare personale ma molti vanno deserti, come in tutta Italia». La sanità territoriale non c’è, ma a rendere la situazione ingestibile è stata la chiusura di molti pronto soccorso e di interi ospedali, più la rifunzionalizzazione di altri causa Covid (mai tornati all’assetto preesistente). Perché? Manca il personale. E continuerà a mancare anche quando si avvieranno i lavori per le case e gli ospedali di comunità previsti dal Pnrr senza che il governo abbia stanziato fondi per le assunzioni. A Napoli, circa un milione di abitanti, ci sono solo due dea di secondo livello: Cardarelli e Ospedale del Mare.

Il piano della regione prevedeva l’apertura del Ps nei due policlinici cittadini, rimasti sulla carta. «Il problema non è il pronto soccorso del Policlinico – la replica del governatore De Luca – che non si apre domani. Il problema è aprire il pronto soccorso al Monaldi. Il problema non lo risolviamo aprendo qui e lì pronto soccorso. Bisogna realizzare la medicina territoriale, evitare che vadano tutti al Cardarelli perché c’è questa abitudine. I medici dell’emergenza ormai non si trovano, è un problema nazionale». Una versione che non convince la Cgil Campania con il segretario generale Nicola Ricci: «Ci troviamo di fronte a una disorganizzazione totale. C’era un accordo con la direzione sanitaria regionale affinché i policlinici universitari entrassero nella rete dell’emergenza. Così non è stato. La regione prevede 100 nuove case di comunità e un investimento su 33 strutture ma senza prevedere nuovo personale».

La Fp Cisl: «Al San Giovanni Bosco ci sono oltre 50 posti letto chiusi per mancata ristrutturazione di 3 reparti, al Pellegrini le camere operatorie non funzionano per le infiltrazioni d’acqua; gli ospedali San Gennaro e Incurabili aspettano di essere riqualificati. Si sono persi 200mila accessi per la chiusura di vari Ps. A dicembre 2020 è stato deliberato l’acquisto di 17 ambulanze per il 118, un costo di 1.139.000 euro, a cosa servono se non abbiamo il personale? Invecchiano nel parcheggio dell’Ospedale del Mare».