C’è la prenotazione, che va fatta sul portale on line e fa nulla se magari hai ottant’anni e ignori cosa siano una password o internet. C’è poi il divieto di accesso per i minori non accompagnati da un maggiorenne, neanche si trattasse di prendere la patente. C’è pure la necessità di programmare la giornata sulla spiaggia con almeno 24 ore di anticipo, perché prenotare a breve termine non è consentito.

BENVENUTI A NAPOLI, città di mare dove nuotare e prendere la tintarella è diventato un affare complicato. Tutto è cominciato con il Covid, quando le esigenze di distanziamento e di prevenzione convinsero il Comune e l’Autorità portuale a imporre il numero chiuso su due tra i pochissimi arenili non in concessione della città: Palazzo Donn’Anna e lido delle Monache, a Posillipo. Fu fissato con analoghe modalità pure il tetto di ingressi a Cala San Basilio, zona B del parco sommerso della Gajola. Il coronavirus adesso è un ricordo, ma la giunta Manfredi e, in particolare, l’assessore Edoardo Cosenza (ingegnere e docente universitario che ha la delega ai Trasporti e alle Infrastrutture e pure quella sul mare) non è più tornata indietro.

NELL’ESTATE 2023 per contingentare gli accessi ha firmato protocolli d’intesa con l’Autorità portuale, con i gestori dei lidi Bagno Elena ed Ideal (adiacenti alla spiaggia comunale Donn’Anna) e con quello del Bagno Sirena (confina con il lido comunale delle Monache). Le bozze di identiche intese sono state già pubblicate sull’albo pretorio dell’Autorità portuale in previsione dell’estate 2024. Stabiliscono che sull’arenile che guarda Palazzo Donn’Anna – piccolo lembo non in concessione di una spiaggia quasi totalmente assegnata ai privati – possano stare in contemporanea non più di 25 persone. Accedono dall’ingresso del lido Ideal o da quello del Bagno Elena, con l’onere per i concessionari di verificare attraverso la scansione del codice sullo smartphone che gli aspiranti bagnanti siano prenotati. Chi voglia transitare dall’ingresso del Bagno Elena è costretto a un sovrappiù di vessazione. L’intesa prevede che non passi dal cancello principale su via Posillipo, ma da quello secondario su via Sermoneta.

PARTICOLARE NON DA POCO, perché per raggiungere la meta (la spiaggia libera, che dista circa 100 metri dall’ingresso) bisogna strisciare come incursori sotto un pontile alto circa un metro e mezzo che si protende per alcuni metri nel mare. Piedi nell’acqua e sarebbe ancora tollerabile. Il problema sono le ricorrenti testate contro le assi di legno della struttura del lido. Il protocollo per la spiaggia delle Monache stabilisce il limite di 450 presenze in contemporanea. Non è stato ancora pubblicato, ma è questione di giorni, il documento che contingenterà anche gli accessi a Cala San Basilio. La motivazione che il Comune e l’Autorità portuale adducono è la sicurezza: «Benché conclusa l’emergenza sanitaria – recitano le bozze di accordo per l’estate 2024 – permane la necessità di garantire condizioni di fruizione in sicurezza dell’arenile pubblico, ad accesso libero e gratuito, a causa del sovraffollamento che si crea in virtù dell’esiguità dell’arenile». L’ipotesi di rivedere le concessioni, limitando le aree assegnate ai privati, non è contemplata. Anche durante la prossima estate, dunque, toccherà assistere alle scene avvilenti dei vigilantes a presidio degli ingressi delle spiagge e della esibizione dei codici di prenotazione sugli smartphone.

CHI NON VORRÀ sottostare potrà fare rotta verso Mappatella Beach, sul lungomare Caracciolo, dove il numero chiuso non c’è ma dove (a dispetto della ossessione per la sicurezza alla quale fanno riferimento i protocolli d’intesa con i gestori dei lidi) non c’è alcuna preoccupazione per l’incolumità dei bagnanti. Zero bagnini, su un arenile frequentato ogni giorno da centinaia e centinaia di persone: napoletani, immigrati e turisti. «La riproposizione del numero chiuso sulle spiagge libere – commenta Alberto Lucarelli, docente di Diritto costituzionale alla Federico II – è figlia di un modello securitario al quale si ricorre perché non si è stati in grado o non si è voluto elaborare modelli di fruibilità. Chiudere è semplice. Più faticoso impiegare personale e risorse per garantire servizi, mantenendoli aperti a tutti. Sono scelte, quelle del Comune e dell’Autorità portuale, che ricadono sui meno abbienti e accentuano le differenze tra chi ha e chi non ha. Sono il frutto dell’incapacità di gestione della cosa pubblica».

I PROTOCOLLI D’INTESA che contingentano il numero dei bagnanti arrivano dopo che per diversi mesi gli attivisti del comitato Mare Libero e Gratuito hanno incalzato l’amministrazione comunale e l’Autorità portuale proprio sul tema della fruizione del mare in città e hanno ottenuto solo grazie a due ricorsi al Tar che l’accesso alla spiaggia Donn’Anna fosse garantito anche nei mesi di chiusura del Bagno Elena. Si preparano ora a nuove iniziative di protesta, analoghe a quelle che la scorsa estate sfociarono in arrembaggi festosi da mare e da terra alle spiagge negate. Tutto ciò accade pochi giorni dopo l’approvazione da parte del consiglio regionale del Puad, il piano di utilizzo delle aree demaniali, che ha riservato la miseria del 30% della costa della Campania alle spiagge libere.