Napoli, Ex Opg Je so’ pazzo: Cultura e identità, nasce lo Spazio decoloniale
L'iniziativa Il Movimento Migranti e Rifugiati: «L'identità nera in Italia esiste, ha molteplici forme, complesse e diverse tra loro, ma di sicuro non è quella che ci attribuiscono i mass media e la politica»
L'iniziativa Il Movimento Migranti e Rifugiati: «L'identità nera in Italia esiste, ha molteplici forme, complesse e diverse tra loro, ma di sicuro non è quella che ci attribuiscono i mass media e la politica»
«Non possiamo più accettare che i nostri corpi vengano relegati in una posizione di subalternità e di oggettivizzazione»: questo il punto di partenza da cui è nato lo Spazio decoloniale, un’iniziativa del Movimento Migranti e Rifugiati Napoli all’interno dell’Ex opg Je so’ pazzo. Il primo incontro oggi alle 18.30: Sabrina Efionay ed Esperance Hakuzwimana discuteranno dei loro libri Addio, a domani e Tutta intera. Due storie con al centro il tema dell’identità: «Identità nera – spiegano gli attivisti – che in Italia esiste, ha molteplici forme, complesse e diverse tra loro, ma di sicuro non è quella che ci attribuiscono i mass media e la politica».
Lo Spazio decoloniale è parte di un percorso: «Il razzismo può agire su più livelli – il ragionamento -. Può manifestarsi come violenza istituzionale o micro-violenza atmosferica. Il Movimento ha provato a fornire risposte al razzismo istituzionale dal permesso di soggiorno al diritto all’abitare fino ai diritti dei lavoratori». È diventata necessaria una nuova fase: «La comunità ha cambiato forma, oggi è composta da molte persone nate e cresciute qui che, in continuità con i genitori, sono vittime del razzismo istituzionale essendo private in molti casi dei diritti di cittadinanza, ma sono anche schiacciate dalla costante stereotipizzazione e stigmatizzazione del proprio corpo. Serve un piano d’azione che ci dia la possibilità di descriverci, di non subire lo spazio circostante ma dargli anche la propria forma. Uno spazio culturale dove si affrontino temi dei quali anche la città ha bisogno».
Mariema Faye e Abdel El Mir: «Iniziamo un ragionamento politico collettivo all’interno di questo nuovo spazio. Invadiamo la sfera culturale perché volgiamo che il percorso diventi patrimonio di tutti, un confronto che crei una comunità attraverso il reciproco ascolto».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento