Francesco De Luca mostra le foto del suo volto insanguinato e la vistosa medicazione sulla testa. Ventuno anni, studente di Filosofia alla Federico II, è uno dei manifestanti napoletani che lunedì pomeriggio sono stati manganellati dalla polizia schierata a difesa della «città proibita», l’area intorno al Teatro San Carlo dove era in programma un concerto in onore della Nato nel 75esimo anno dalla fondazione dell’Alleanza Atlantica. «Dopo le botte – racconta – alcuni amici mi hanno accompagnato all’ospedale Pellegrini, il più vicino.

Ho trovato la polizia all’ingresso che mi ha identificato ancor prima che fossi preso in carico dai medici. In Pronto soccorso mi hanno applicato 5 punti di sutura. Serviva la tac, ma era guasta e sono andato al Cardarelli». La sua è una delle voci che ieri mattina, nel corso della conferenza stampa convocata dagli attivisti proprio davanti al San Carlo e sullo sfondo dello striscione «Teatro di guerra», hanno ripercorso gli eventi di lunedì.

La redazione consiglia:
Napoli migrante, il volto meticcio della città

Chi ha memoria ricorda che a Napoli ci sono stati episodi ben più pesanti di cariche e scontri (a marzo 2017 in occasione del comizio di Salvini alla Mostra d’Oltremare; il 7 novembre 2014 davanti a Città della Scienza; nel 2016 sul lungomare al culmine del corteo contro la visita in città di Renzi) tuttavia quel che lunedì ha impressionato è stata la reazione spropositata della polizia. In piazza non c’erano più di un centinaio di ragazze e ragazzi e nessuno aveva strumenti atti a offendere o caschi. Hanno provato ad avvicinarsi all’area interdetta, la più vicina al San Carlo, e tanto è bastato perché roteassero i manganelli.

«Mi hanno colpito sulla testa – ha spiegato ieri Emanuela, 23 anni, studia Pittura all’Accademia di Belle Arti – e al braccio. C’era un poliziotto, in particolare che continuava a menare colpi». Simone, 23 anni, il terzo dei feriti, ha un taglio superficiale sulla fronte. Lo hanno medicato al Pellegrini, ma non c’è stata necessità di punti di sutura. Come Francesco, per sottoporsi alla tac è stato costretto a spostarsi al Cardarelli: «Pure io sono stato identificato – ha raccontato – ancora prima che fossi esaminato dai medici».

Terminata la conferenza stampa, gli attivisti si sono diretti in via Verdi, dove era in corso il consiglio comunale. Avrebbero voluto incontrare il sindaco Manfredi per chiedergli conto della scelta di ospitare il concerto per la Nato al San Carlo. Hanno dunque provato a entrare di sorpresa, ma sono stati bloccati dalla polizia.

Questa volta, però, senza manganelli. Nel pomeriggio si è svolta un’assemblea di circa 200 ragazze e ragazzi all’interno della sede del rettorato della Federico II, che è stato occupato lunedì mattina per chiedere all’ateneo di non presentare la sua candidatura per il bando Maeci, il quale prevede la collaborazione con Università israeliane, e per sollecitare le dimissioni dalla fondazione Med-Or, legata alla industria bellica Leonardo, dei docenti federiciani che ne fanno parte. Il bando scade proprio oggi. Il 19 aprile, in concomitanza con l’ultima giornata del G7 dei ministri degli Esteri che si svolgerà a Capri, è stata convocata una manifestazione per la Palestina.