Napoli, 43 disoccupati a processo. Il corteo di protesta: «Liberi di lottare»
Repressione I fatti contestati sono avvenuti tra dicembre 2022 e marzo 2023: blocco stradale, violenza nei confronti delle forze dell’ordine, corteo non autorizzato, interruzione di servizio di pubblica utilità i reati contestati
Repressione I fatti contestati sono avvenuti tra dicembre 2022 e marzo 2023: blocco stradale, violenza nei confronti delle forze dell’ordine, corteo non autorizzato, interruzione di servizio di pubblica utilità i reati contestati
Sono 43 gli imputatati nel processo che è iniziato ieri a Napoli nell’aula bunker del carcere di Poggioreale e che mette insieme una pluralità di reati che sarebbero stati commessi tra dicembre 2022 e marzo 2023 dai disoccupati delle liste 7 Novembre (sono quelli di Bagnoli), Cantiere 167 Scampia, nonché da attivisti del Si Cobas e del laboratorio politico Iskra. Molteplici le contestazioni nei confronti dei senza lavoro, gran parte dei quali difesi dagli avvocati Alfonso Tatarano e Nicola Nardella (quest’ultimo è anche il presidente della VIII Municipalità), da parte del pubblico ministero Enrica Parascandalo: blocco stradale, violenza nei confronti delle forze dell’ordine, corteo non autorizzato, interruzione di servizio di pubblica utilità.
Non c’è l’imputazione, però, dell’associazione a delinquere, che era stata evocata in precedenti inchieste della Procura relative ad altri gruppi di senza lavoro partenopei e che non aveva retto alla prova del processo. Ieri, nella giornata di inizio della udienza preliminare, a conclusione della quale il gip valuterà se ci sono gli elementi per mandare gli imputati al dibattimento, un corteo di alcune centinaia di disoccupati ha sfilato davanti al carcere di Poggioreale dietro lo striscione: «La lotta per il lavoro non si processa, liberi di lottare. Fermiamo il ddl Sicurezza».
Sullo sfondo della vicenda giudiziaria c’è la vertenza che 7 Novembre e gli altri gruppi portano avanti da almeno tre anni per l’inserimento di alcune centinaia di senza lavoro (tra 600 e 800) in attività di manutenzione del territorio e del verde. «I disoccupati – informa Eddy Sorge, attivista del laboratorio politico Iskra, che è stato tra i fondatori di 7 Novembre ed è uno degli imputati – hanno già partecipato ai corsi di formazione che si sono conclusi da qualche tempo ed hanno ottenuto le qualifiche. Chiedono ora di accedere al lavoro attingendo ai fondi ministeriali già stanziati per i disoccupati di lunga durata. Ci sono 10 milioni di euro e potrebbero finanziare almeno il primo anno di attività».
L’obiettivo, insomma, è di trovare opportunità d’inserimento, anche attraverso la costituzione di cooperative, in progetti di manutenzione e recupero ambientale finanziati dalla pubblica amministrazione. Storia non nuova, peraltro, perché già in passato le società partecipate pubbliche della Regione Campania che si occupano di ambiente e rifiuti (Recam, Sma, Arpac multiservizi) hanno assorbito una parte della platea di altri movimenti di disoccupati, in particolare del Movimento di Lotta per il lavoro e dei Bros.
Fu quella una vicenda di lotta e, in certi momenti, anche di clientela politica a beneficio di alcuni assessori e consiglieri regionali. Sullo sfondo resta il tema delle scarse opportunità offerte dei canali classici di accesso al lavoro, a cominciare dai Centri per l’Impiego. E adesso con il ddl Sicurezza rischiano di sommare altri procedimenti penali quando scendono in piazza a protestare .
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