Nel 2024 il Museo Egizio di Torino, che conserva la seconda collezione egittologica più importante al mondo dopo quella dello storico museo del Cairo di piazza Tahrir, raggiungerà il prestigioso traguardo del bicentenario della sua fondazione. Le celebrazioni, però, sono iniziate già ieri con la riapertura del terzo piano del museo, che ospita una nuova galleria di 1000 mq dedicata alla scrittura.

OLTRE DUECENTO REPERTI, disposti in dieci sezioni, ripercorrono l’origine e lo sviluppo della scrittura dell’antico Egitto. Anzi, delle scritture. Perché l’allestimento – a cura di Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer – non prende in considerazione solo i geroglifici e l’avventura che portò alla loro decifrazione e alla nascita dell’Egittologia, ma anche lo ieratico, il demotico e il copto. Se è vero che la scrittura, in Egitto, è ugualmente un’arte – si pensi in particolare ai geroglifici, giunti fino a noi grazie al savoir-faire degli scribi, prima che sui papiri, su etichette di vasi o scolpiti sulle pareti di templi, su tombe o su statue – essa è anche lo specchio della società.

«Il pensiero egizio oscillava continuamente fra razionalità ed empirismo. Forse nulla come il geroglifico dà ragione di questa tensione, che vogliamo far scoprire al visitatore», afferma il direttore del museo Christian Greco. «Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni e nello sviluppo del discorso religioso e della complessa cosmografia funeraria?» continua Greco, che aggiunge così un altro tassello al brillante mandato iniziato nel 2014. Sebbene la Papiroteca del museo, di cui è responsabile Toepfer, detenga più di 800 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 23mila frammenti di papiro che documentano più di 3000 anni di cultura materiale rappresentata da sette scritture e otto lingue, la galleria mostra la varietà dei supporti della scrittura, svelata anche da postazioni multimediali realizzate con il sostegno della Consulta per la valorizzazione dei beni artistici e culturali di Torino.

APERTO DAL CARTIGLIO in calcare, datato tra il 1353 a.C. e il 1336 a.C., in cui il nome della divinità Aten – scolpita su un gigantesco blocco – esalta la valenza sacra dei geroglifici, il percorso include altri reperti di rilevanza mondiale quali il Papiro dei Re, l’unica lista regale di epoca faraonica che attirò a Torino Champollion e il lunghissimo Papiro della congiura (1190- 1077 a.C.), il quale torna in esposizione all’Egizio dopo anni.

DA SEGNALARE anche la copia del Trattato di Qadesh – donata dal Ministero del turismo e della cultura di Türkiye –, una tavoletta in argilla conservata al Museo dell’Antico Oriente di Istanbul che testimonia la pace stipulata nel XIII secolo a.C. tra l’Egitto e gli Ittiti. Un documento, considerato come il primo accordo della Storia tra due «super potenze» e in una vasta area del mondo, che assume particolare valenza simbolica in uno scenario internazionale oggi sempre più drammaticamente segnato dalle guerre