«Stiamo predisponendo gli atti e, fra qualche giorno, avremo il presidente e il consiglio di amministrazione scelti tra autorevoli accademici e studiosi della Resistenza e dell’antifascismo». Lo ha fatto sapere ieri il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano provando a difendersi dalle polemiche scoppiate intorno alla sorte del Museo storico della Liberazione, che sorge nella romana via Tasso dove le Schutzstaffel, le Ss naziste, rinchiudevano e torturavano gli antifascisti. Almeno 2mila ne passarono da quelle celle.

Giovedì l’istituzione culturale ha pubblicato sui propri canali social un messaggio per comunicare al pubblico che dal 20 dicembre scorso è rimasta «senza vertici, non avendo provveduto il ministero della Cultura a rinnovare l’incarico al presidente e ai componenti del comitato direttivo di nomina ministeriale».

Nonostante ciò Antonio Parisella, presidente uscente, ha deciso di non riconsegnare le chiavi e tenere comunque aperto il museo. Questo «in rispetto di un così rilevante pubblico servizio essenziale, che non può essere interrotto», ha scritto nel comunicato.

Ieri, prima delle dichiarazioni di Sangiuliano, Parisella aveva detto al manifesto che le ragioni del vuoto venuto a crearsi dipendono principalmente dalla parte organizzativa e amministrativa del ministero della Cultura. Alla direzione generale dei musei qualcosa non funziona come dovrebbe se la dirigenza di un luogo così importante, tanto dal punto di vista storico quanto da quello simbolico, viene lasciata scadere come nulla fosse.

Sangiuliano ha poi aggiunto quella dose di vittimismo che accomuna le risposte alle critiche dei diversi esponenti del governo guidato da Giorgia Meloni: «Meraviglia che, quando in anni passati si determinò una vacatio durata molti mesi, nessuno fiatò. Risulta, inoltre, che il Comune di Roma non abbia mai nominato il rappresentante di sua competenza». In ogni caso, ha concluso, «la prossima settimana avremo la governance del Museo».

Per tutta la giornata di ieri la sonnolenza ministeriale è stata al centro degli attacchi delle opposizioni. «Un luogo simbolo della barbarie nazifascista diventato testimonianza della lotta di Liberazione della capitale merita massima attenzione, cura e tutela. Grave che sia rimasto senza Cda», ha dichiarato Laura Boldrini, deputata dem e presidente del comitato permanente della Camera sui diritti umani.

«Sull’importanza della difesa dei luoghi che tengono viva la memoria degli orrori del nazismo e del fascismo non possono esserci divisioni politiche ma solo un bivio: andare avanti e continuare a onorarli o tornare indietro e scegliere di cancellarli», ha detto il parlamentare Pd Andrea Casu.

Un ringraziamento a Parisella e l’invito al ministro a fare presto sono venuti dall’assessore capitolino alla Cultura Miguel Gotor. La consigliera regionale dem Marta Bonafoni ha definito «grave» il mancato rinnovo delle cariche.