Verona, Palazzo della Gran Guardia, venerdì scorso è stata inaugurata la mostra Caroto e le arti tra Mantegna e Veronese: 123 opere, 690 metri quadrati di allestimento, 3 sale multimediali, 20 tablet per la realtà aumentata, un virtual tour, 20 laboratori didattici, 2 visite guidate gratuite settimanali. Costo del biglietto 13 euro per un evento su cui evidentemente la città punta molto. «All’interno del grande budget necessario per la realizzazione di tutta l’esposizione, i soldi investiti sull’appalto di guardiania e accoglienza al pubblico sono poco più di 144mila euro – la denuncia dell’associazione Mi Riconosci -. Rear società cooperativa, già vincitrice di altri appalti nel comune scaligero, ha ottenuto un punteggio complessivo di 100 punti, di cui 70 nell’offerta tecnica e 30 nell’offerta economica grazie a un ribasso del 29,50%. Tanto notevole che l’offerta è stata ritenuta “anomala” in sede di gara ma non abbastanza da evitare l’aggiudicazione».

RINUNCIARE AI RICAVI non si può e allora si taglia sul costo del lavoro: gli operatori della mostra non sono stati inquadrati con il contratto di settore (il federculture) ma con quello dei servizi fiduciari, cioè il contratto che si applica ai servizi di guardiania armata o non armata. La differenza è, ad esempio, che nel primo caso il livello di retribuzione minimo è 8,50 euro netti l’ora, nel secondo caso è circa 5 euro lordi l’ora. «Negli annunci e durante i colloqui è però richiesta la conoscenza della lingua inglese – spiega Federica Pasini, educatrice museale e attivista di Mi Riconosci -. Non si tratta di una prima volta per Verona, che già aveva imposto sugli appalti dei servizi di biglietteria e bookshop di tutti i Musei civici il contratto dei servizi fiduciari. Gli addetti a cui viene applicato in modo improprio il contratto devono svolgere la sorveglianza nelle sale dei musei avendo la responsabilità delle opere che custodiscono, dare informazioni ai visitatori sia sul museo che sulla mostra in corso. È necessaria una formazione specifica perché ci si aspetta che sappiano orientare il visitatore».

NON SOLO: «Tanti fanno anche biglietteria – prosegue – spesso senza indennità di cassa (anche se, quando c’è, spesso è misera). In qualche caso si può addirittura essere inquadrati come subagente contabile dell’ente, come ai musei civici di Trieste. Lo stesso accade per chi è assegnato al book shop, dove deve vendere gadget e cataloghi gestendo incassi e rapporto con il pubblico». Verona non è sola in questa prassi, che si trova anche a Milano (sponda Musei civici e Palazzo reale), a Torino (ad esempio al Museo del Cinema e all’Egizio), a Roma al Maxxi e a Palazzo Barberini o a Firenze al Museo degli Innocenti. «Quando si è cominciato a esternalizzare i servizi veniva applicato il contratto federculture poi si è capito che si potevano utilizzare altri strumenti con retribuzioni più basse per massimizzare i guadagni. Se si vuole pagare degnamente il personale allora appaltare all’esterno non conviene».

I LAVORATORI ESTERNALIZZATI dei Musei civici di Trieste sono in stato di agitazione dal mese scorso. Nell’autunno 2020 l’ultimo bando di gara per aggiudicare i servizi di accoglienza, sorveglianza, biglietteria e book shop: «Il capitolato legittimava gli operatori economici ad assumere il personale con il livello D del Ccnl servizi fiduciari, scaduto da sette anni e più volte giudicato incostituzionale perché prevede una retribuzione sotto la soglia di povertà – spiega Pasini – . Ed è proprio questo il contratto che viene applicato ai lavoratori dei musei dalla ditta vincitrice Euro&Promos». Ai lavoratori si richiedono: l’apertura e la chiusura delle sedi, la capacità «di rispondere in modo adeguato alle richieste dei visitatori fornendo notizie generali sulla città di Trieste, sulle opere esposte», la conoscenza (certificata) della lingua inglese e la vendita e la gestione degli incassi di biglietteria e book shop senza indennità di cassa. «Nel capitolato è previsto che ognuno di noi debba avere sia la divisa estiva che invernale, mai consegnate – ha raccontato uno dei lavoratori a Mi riconosci -. Mai avuto i radiotrasmettitori, di cui dovremmo essere dotati. Molti di noi, 25 su 61, sono stati assunti con un contratto a chiamata nonostante lavorino continuativamente anche 40 ore settimanali, esposti a potenziali ritorsioni. Ci sono state denunce all’Ispettorato del lavoro».

STESSA MUSICA A MILANO ai Musei civici: «Anche noi abbiamo il contratto dei servizi fiduciari: 5,49 euro lordi all’ora, che netti diventano 4,20 – racconta una lavoratrice -. Per questa cifra mi viene chiesto di sapere due lingue, l’inglese è la richiesta base, di fare sorveglianza, gestione code/flussi, assistenza ai visitatori. L’appalto scade a fine giugno, siamo in stato di agitazione da mesi. Chiediamo il contratto federculture, quando è partita la trattativa ci hanno detto “è già tanto se con il cambio appalto non perdete il lavoro”. Dopo le polemiche per il trasferimento del Quarto stato di Pellizza da Volpedo a Firenze, il sindaco Sala si è sbilanciato “basta sfruttamento” ma, intanto, l’appalto sarà prorogato di sei mesi, fino a dicembre. Abbiamo chiesto di cambiare il nostro contratto subito, magari con un appalto ponte, però per adesso è tutto fermo. Potremmo decidere di scioperare la prima domenica di giugno».