La mossa russa è arrivata, non a caso proprio all’inizio della settimana cruciale nella quale la Ue dovrebbe decidere il tetto sul prezzo del gas. «I problemi con le forniture Nord Stream continueranno fino alla revoca delle sanzioni che impediscono la manutenzione del gasdotto», annuncia il portavoce del Cremlino Peskov.

Dall’Europa non arrivano risposte ufficiali ma i toni della presidente Ursula von der Leyen e del responsabile della politica estera Josep Borrell sono definitivi. «Putin sta usando l’energia come arma ma l’Europa prevarrà. La Commissione sta preparando proposte per aiutare famiglie e imprese vulnerabili», dice la presidente.

«La Ue continuerà a sostenere l’Ucraina qualunque siano la minaccia e il ricatto della Russia», rincara l’Alto Commissario che incappa in un incidente diplomatico per aver definito «regime fascista» quello di Mosca. La Russia protesta. Borrell assicura che si è trattato solo di un problema di traduzione.

La redazione consiglia:
Von der Leyen: «Prepariamoci a un blocco totale dalla Russia»

NEL CAOS SI INFILA l’Iran: «Possiamo soddisfare gran parte delle necessità dell’Europa se le sanzioni contro di noi saranno ritirate». Non è un’uscita intempestiva. Inevitabilmente l’introduzione dei tetti, soprattutto sul prezzo del petrolio, renderà planetaria una partita che è già globale.

Il contraccolpo della decisione russa è stato immediato sia sulle borse europee, che hanno chiuso tutte in calo, sia sul prezzo del gas, che dopo la discesa degli ultimi giorni ha ricominciato a salire: ha toccato il picco di 280 euro al megawattora, poi si è assestato a 264 euro. La moneta europea è scesa sotto il valore del dollaro arrivando ai minimi storici dal 2002.

L’obiettivo di Mosca è condizionare la decisione del consiglio dei ministri dell’Energia Ue di venerdì sul tetto del gas. La Commissione potrebbe presentare già in quella sede una sua proposta, che la presidente dovrebbe discutere domani con gli ambasciatori dei vari stati membri.

L’ipotesi su cui lavorano i tecnici di Bruxelles è un tetto a 110 euro al megawattora, in vigore da ottobre a marzo dell’anno prossimo, con l’ipotesi, tutta da verificare, di rimborsare i gruppi energetici con emissione di debito comune europeo. Ma al momento l’accordo è ancora lontano. La Germania, i paesi nordici e l’Olanda, dopo aver bloccato tutto per mesi, sono ora favorevoli e la Germania ha anzi moltissima fretta. Ma insistono per un tetto relativamente morbido che, in ogni caso, riguarderà solo il gas russo e non le forniture da altri Paesi. Senza contare il fattore Orbán, che certamente inciderà e frenerà.

La redazione consiglia:
Linea dura di Bruxelles: «Cinici e inaffidabili»

PER LA UE IL FATTORE tempo è decisivo. Deve fare presto, dopo aver perso molto tempo, per evitare che cresca il dissenso nelle popolazioni colpite dalla crisi. La manifestazione di Praga è stata un campanello d’allarme. In Germania la maggioranza dei cittadini è ancora favorevole alle sanzioni, ma di poco: 53%. In Italia la proporzione è invertita, con il 51% contrario.

Matteo Salvini, da noi, ha ormai impugnato la bandiera e non passa giorno senza che batta sul tasto dolente. Lo ha fatto anche ieri: «Al posto delle sanzioni sarebbe meglio proteggere gli italiani con un paracadute o uno scudo. L’unica emergenza, ora, sono le bollette».

GIORGIA MELONI, certo, viaggia spedita in direzione opposta. Il leader di 5 Stelle Giuseppe Conte cerca di tenersi in equilibrio, confermandosi favorevole alle sanzioni ma bersagliando poi di critiche l’occidente per non aver cercato una soluzione diplomatica alla crisi. Ma se la situazione economica dovesse peggiorare di molto il richiamo di Salvini diventerebbe molto più allettante.

I rischi di peggioramento ci sono tutti, non solo per la guerra delle sanzioni ma anche per le misure che entro la fine del mese prenderà la Bce per fronteggiare l’inflazione e che saranno discusse giovedì nel vertice dei banchieri centrali: il previsto rialzo dei tassi di 0,75 punti base, il più alto nella storia della moneta unica, renderebbe la recessione difficilmente evitabile.

IL DECRETO BOLLETTE che il governo dovrebbe varare giovedì mira ad alleviare il disagio soprattutto delle imprese. I conti non sono ancora definitivi ma sembra che le entrate di luglio e agosto siano molto buone e anche dall’acconto della tassa sugli extraprofitti qualcosa in più è arrivato. Dovrebbe essere possibile, con 10 miliardi almeno, prolungare al prossimo trimestre il credito di imposta e sostenere la cassa integrazione agevolata. Potrebbe anche essere allungato, ma di poco, il bonus bollette, in vigore per ora sino a dicembre.

È qualcosa. Non è abbastanza per una crisi come quella che sta montando.