La Repubblica ceca, che ha la presidenza semestrale del Consiglio Ue, ha convocato per il 9 settembre, a Bruxelles, un vertice straordinario sull’energia. Domani è attesa la ripresa del funzionamento – a rilento – della pipeline Nord Stream1, che era stata sospesa per manutenzione da qualche giorno (dopo il prolungato arresto di luglio), ma la Ue non si fida della Russia e teme un nuovo ricatto. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, in un intervento allo Strategic Forum di Bled (in Slovenia) ha ripetuto che è l’ora di «mettere fine alla dipendenza dalle energie fossili russe, sporche e pericolose». Ha ricordato che la Ue ha diminuito questa dipendenza (c’è l’embargo sul carbone entrato in vigore a metà agosto, entro fine anno ci sarà quello sul petrolio e per il gas l’import da nuovi fornitori è aumentato del 32% mentre la dipendenza dalla Russia, che era a più del 40%, è in calo). Dobbiamo «prepararci a un blocco totale» del gas russo, ha avvertito una volta di più von der Leyen, che ha ricordato che la il programma REPowerEu ha stanziato 300 miliardi.

Ieri, anche se i mercati all’ingrosso hanno registrato un leggero calo del Megawattora (a 270 euro), nella Ue alcune voci si sono alzate per chiedere decisioni forti al vertice del 9, come l’imposizione di un tetto al prezzo del gas e la separazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas. In ballo anche gli acquisti congiunti, come per i vaccini. Per il ministro belga dell’Energia, Tine Van der Straeten, «i prezzi del gas devono essere bloccati» – il governo belga calcola un risparmio intorno ai «770 euro l’anno per le famiglie». Anche il Belgio vuole svincolare il prezzo dell’elettricità da quello del gas. Stessa posizione della Spagna, che ha investito nelle rinnovabili e produce elettricità a un costo inferiore. La Francia rivendica la separazione dei prezzi basandosi sulla grossa fetta di energia nucleare (70% dell’elettricità). A favore di un tetto al prezzo del gas e della fine dell’indicizzazione sul prezzo marginale anche il primo ministro austriaco, Karl Nehammer: «Dobbiamo mettere fine a questa follia, non possiamo lasciare Putin decidere ogni giorno sul prezzo dell’elettricità in Europa».

Intanto, ogni paese cerca di diminuire i consumi, seguendo bene o male la raccomandazione della Commissione per un calo del 15% da agosto a marzo 2023. In Francia, c’è un congelamento del prezzo del gas e un aumento limitato al 4% per l’elettricità fino a fine anno, ma il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, ha rassicurato: gli aumenti nel 2023 saranno «contenuti». La prima ministra, Elisabeth Borne, dopo Macron, raccomanda«sobrietà» a tutti. Ieri, alla riunione del Medef (la Confindustria francese) ha messo in guardia gli imprenditori: «Purtroppo dobbiamo preparaci», le imprese saranno colpite «in caso di razionamento dell’energia» (il diritto Ue protegge le famiglie e i servizi essenziali, come la Sanità). Per settembre è previsto un «piano sobrietà». Intanto, Macron è andato in Algeria non solo per un nuovo tentativo di riconciliazione ma anche per aumentare le importazioni di gas. In Germania è caccia agli sprechi, il ministro dell’Economia, Robert Habeck, ha parlato di «sforzo nazionale» per diminuire i consumi del 20% (diminuzione del riscaldamento, dell’illuminazione ecc.). Stessa corsa al risparmio in Spagna, dove il governo si rallegra di una diminuzione del 3,7% dei consumi. Il governo finlandese suggerisce di fare docce e saune più brevi. Altri paesi per ora evitano i tagli e cercano di aumentare la produzione: in Olanda sono state rimesse in funzione le centrali a carbone fino al 2024, la Danimarca frena l’export di elettricità (come la Norvegia, fuori della Ue), l’Estonia torna all’estrazione dello shale gas.