La decisione finale verrà presa soltanto il 19 febbraio. Sarà allora che a Bruxelles si riuniranno i ministri degli Esteri dei 27 e l’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell formalizzerà il lancio della missione navale Aspides con lo scopo di proteggere i mercantili dagli attacchi degli Houthi yemeniti nelle acque del Mar Rosso. Diverse questioni sembrano ancora aperte, a partire da quella del comando, conteso per ragioni soprattutto di prestigio, oltre che logistiche, tra Francia, Grecia e (a modo suo) anche Italia.

Alcuni elementi sembrano invece già chiari. Il primo è una conferma di quanto anticipato nei giorni scorsi, ovvero che la missione targata Ue avrà un modalità esclusivamente difensiva e non offensiva, al contrario della missione Prosperity Guardian a guida Usa. Da qui, tra l’altro, l’operazione Ue assume il nome Aspides: in greco antico il termine aspis indica lo scudo di protezione. Il secondo elemento è che ci sono diversi paesi a contendersi la guida dell’operazione, Francia e Grecia per prime. Il quartier generale dovrebbe essere collocato nella città ellenica di Larissa, ma anche questo sembra più un’ipotesi plausibile che una certezza.

ALL’ITALIA spetterà il «comando tattico», come ha annunciato il ministro della Difesa Guido Crosetto, non senza nascondere la propria soddisfazione. «L’Unione europea ha chiesto oggi (ieri per chi legge ndr) all’Italia di fornire il Force Commander dell’operazione Aspides nel Mar Rosso» ha scritto in una nota l’esponente di Fratelli d’Italia, chiarendo inoltre che per Force Commander si intende «l’ufficiale ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali ed aerei che partecipano all’operazione». «L’importanza e l’urgenza dell’operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, ha indotto la Difesa italiana ad assicurare il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento all’impegno del Governo e della Difesa e della professionalità della Marina Militare», conclude la nota.

Venerdì pomeriggio era intervenuto sul tema, prima del collega di governo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nel corso di un punto stampa a margine del consiglio informale dei ministri del Esteri nella capitale belga aveva chiarito: «Per la sede (dell’operazione navale ndr), vedremo dove sarà, se in Francia o Grecia. Ma può darsi che ci sarà una rotazione e comunque non è quello l’importante, né chi avrà il comando. Per noi l’essenziale è che venga garantita la libertà di esportazione, da cui dipende l’economia del Paese. Basti pensare che quasi il 40% dell’export italiano passa attraverso il Canale di Suez».

TAJANI ha poi ribadito che «si tratterà di una missione difensiva», per quanto «non solo di accompagnamento», spiegando che l’Italia ha già due fregate nel sud del Mar Rosso e «probabilmente parteciperà con una nave». Sempre venerdì, Borrell aveva di nuovo definito Aspides come operazione «puramente difensiva», ovvero di risposta ad eventuali attacchi da parte degli Houthi, escludendo in ogni caso la possibilità di attacchi via terra sul suolo yemenita.

Eppure, è a proposito del nodo per chi comanderà la missione navale che l’Alto rappresentante ha fatto capire come i giochi siano tutt’altro che chiusi. «Spero che si possa trovare un accordo il 19 febbraio, nel prossimo Consiglio Affari Esteri e che la missione cominci ad essere operativa a fine mese. Perché lì la situazione è critica e le navi non passano più per il Canale di Suez, ma fanno il giro dell’’frica, il che comporta più tempo, più costi e più rischi per tutti”» ha dichiarato in occasione della seconda giornata del Consiglio informale Affari Esteri di Bruxelles. «L’Ue deve essere presente, non può lasciare che altri risolvano il problema». Come a dire: cari partecipanti di Aspides, il tempo stringe. E le ambizioni nazionali non aiutano.