Causa ed effetto. Siccome la Gran Bretagna ha deciso di fornire proiettili all’uranio impoverito all’Ucraina, Putin ha annunciato che a breve sarà ultimato un deposito di testate nucleari in Bielorussia. Oltre a una serie di altri proclami che hanno scosso il pomeriggio dell’ultimo sabato di marzo come un terremoto.

«IL PRIMO LUGLIO sarà completata la costruzione di un deposito di armi nucleari tattiche in Bielorussia. Mosca e Minsk hanno convenuto che, senza violare i loro obblighi ai sensi del Trattato Start, dispiegheranno lì armi nucleari tattiche». Si è espresso così Vladimir Putin, come riporta l’agenzia di stampa russa Ria novosti citando una conferenza del presidente. In realtà il sistema missilistico «Iskander», utilizzabile per il trasporto di testate nucleari, si troverebbe già nel territorio controllato da Minsk. Ora si tratta di costruire i silos che custodiranno queste testate. Tuttavia, ha chiarito il capo del Cremlino, «non stiamo trasferendo le nostre armi nucleari tattiche in Bielorussia, le dispiegheremo e addestreremo i militari, come gli Stati uniti in Europa. Dal 3 aprile inizieremo ad addestrare gli equipaggi. Minsk ha chiesto a lungo di avere armi nucleari russe sul suo territorio». Su quest’ultimo punto, del resto, il presidente ha insistito molto, spiegando ai giornalisti di Rossiya 24 che l’accordo con il presidente bielorusso Alexander Lukashenko era già stato definito in quanto, quest’ultimo, «chiedeva da tempo» di trasferire armi nucleari tattiche all’interno dei suoi confini. Al momento gli uffici stampa di Minsk non hanno commentato ufficialmente la notizia e quindi non abbiamo ancora reazioni di parte bielorussa.

DIVERSI COMMENTATORI ritengono che l’intera operazione mediatica sia una risposta alla decisione di Londra di fornire alle forze armate di Kiev armi all’uranio impoverito. Mosca aveva promesso una dura reazione, che non si è fatta attendere. A proposito di tali armamenti Putin ha dichiarato che il suo Paese «possiede centinaia di migliaia di queste munizioni, ma non le ha ancora usate. Sono molto pericolose per l’uomo e la natura a causa della polvere radioattiva». E, malgrado le preoccupazioni umanitarie e ambientaliste del presidente russo, «la Russia risponderà per le munizioni all’uranio impoverito».

MA IN BIELORUSSIA non saranno trasportati solo missili Iskander: «Schiereremo anche 10 aerei in grado di trasportare armi nucleari tattiche» ha aggiunto il presidente, insolitamente loquace. Contemporaneamente delle industrie della Federazione russa produrranno «oltre 1.600 carri armati entro un anno» permettendo così alle forze armate russe di «superare il numero di carri armati ucraini di oltre tre volte».
Si noti anche che il capo del Cremlino non ha affatto perso le sue capacità di comunicatore, sebbene in questi mesi la sua figura sia stata oscurata completamente dall’astro del nemico Zelensky. Putin è andato a colpire sul nervo scoperto dell’Occidente e sull’argomento che più divide le opinioni pubbliche interne, ovvero la fornitura di armi. «Lo stesso giorno in cui il presidente Xi Jinping ha illustrato i principi positivi del piano cinese per una soluzione pacifica in Ucraina» ha insinuato il presidente russo, «abbiamo appreso della fornitura di un milione di proiettili all’Ucraina dai Paesi occidentali, dagli istigatori di questo conflitto. È come se lo avessero fatto apposta per interrompere i nostri negoziati o influenzarli in qualche modo».

POCO IMPORTA se gli Iskander russi erano già stati consegnati (sempre ammesso che sia vero) alla Bielorussia. E poco importa che il Cremlino minacci da mesi di spostare le proprie testate atomiche ai confini occidentali di Minsk, dove si trova la Polonia, un membro della Nato. La guerra è fatta di tanti annunci che servono a spaventare il nemico, a confonderlo o a costringerlo a mosse false. Tuttavia, ciò che conta oggi è che, di nuovo, i catastrofisti gridano all’apocalisse imminente e i disinteressati alla necessità che Kiev si arrenda senza darci ulteriori noie.