Minori migranti, la violenza dell’«onere della prova»
Immigrazione Non riuscendo, o meglio non volendo, fare fronte all’ arrivo dei minori stranieri non accompagnati seguendo sia le Convenzioni internazionali alle quali il nostro Paese ha aderito, sia le leggi […]
Immigrazione Non riuscendo, o meglio non volendo, fare fronte all’ arrivo dei minori stranieri non accompagnati seguendo sia le Convenzioni internazionali alle quali il nostro Paese ha aderito, sia le leggi […]
Non riuscendo, o meglio non volendo, fare fronte all’ arrivo dei minori stranieri non accompagnati seguendo sia le Convenzioni internazionali alle quali il nostro Paese ha aderito, sia le leggi nazionali , come la Legge Zampa in materia di tutor dei cosiddetti MISNA ( minori stranieri non accompagnati), ecco che alcuni esponenti del governo pensano di aggirare il problema imponendo al minore stesso l onere della prova riguardo all’età.
Con l’attuale sistema, infatti, la valutazione dell’età non è esatta, come tutto ciò che concerne il vivente, ma avviene all’interno di un range che viene determinato attraverso l’analisi radiologica delle ossa del polso, della mano, della dentatura e della clavicola. Tra il loro valore minimo e quello massimo, di norma la medicina, con i criteri ippocratici di scienze e coscienza, considera sempre il primo, perché lo scopo è appunto evitare che un minore possa essere scambiato per un maggiorenne. Ora si vorrebbe capovolgere la possibilità che gli errori con questo sistema possano avvenire solo per difetto, ossia attribuendo la minore età a un maggiorenne. Ecco dunque da dove nasce la paventata idea di scaricare sul minore l’onere di provare la sua minorità.
In questa proposta entrano in gioco un mix veramente scandaloso di ignoranza delle situazioni da cui provengono la maggior parte dei minori migranti, una sempre presente volontà di contestare l’ordine multipolare, ancora incardinato nelle Convenzioni internazionali, ed infine una chiara incapacità gestionale che rileva lo scarto sempre più evidente tra promesse elettorali e fatti concreti. Cominciamo dunque dal chiarire , se ce ne fosse bisogno , che uno dei grandi problemi di molti Paesi impoveriti è proprio quello della carenza di una anagrafe. Potrebbe sembrare a prima vista una questione minore ma , a guardare da vicino , appare chiaro che se non hai un documento di identità di fatto non esisti e quindi non hai diritti né a casa tua né tantomeno nel resto del mondo.
Non a caso le molte Ong impegnate al fianco di queste popolazioni sostengono progetti di strutturazione per i servizi anagrafici. Chissà se il sempre meno evocato Piano Mattei terrà conto di questi problemi di fondo. Seconda questione il rifiuto di fatto degli oneri che derivano dal rispetto delle Convenzioni internazionali. Qui , in realtà, è in gioco una visione del mondo che fa perno sugli interessi nazionali, il cosiddetto sovranismo, che vede nelle regole dettate dal sistema multilaterale un avversario da abbattere. E quale miglior occasione che sfruttare la paura dell invasore minorenne che tingerà magari di altri colori la pelle degli italiani, o farà un poco crespi i capelli di qualcuno, per dare una piccola spallata all ONU?
Oltretutto come ha fatto notare recentemente anche il professor Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat, il calo demografico italiano avrebbe bisogno urgente di nuove generazioni, e i minori , oggi stranieri, domani si spera italiani, sono una soluzione immediata, reale e costruttiva, a fronte di fantomatici sostegni ad una natalità che si è fermata per tanti motivi non certo superabili con una qualche defiscalizzazione estemporanea. In conclusione accogliere si può e si deve , basterebbe coinvolgere , come da tempo chiedono i Sindaci e le organizzazioni di Terzo Settore , tutti i territori , anche quelli considerati periferici. Non farlo significa avere non solo disprezzo per la dignità di un essere umano ma ostentare una visone miope del futuro che, purtroppo, nasce proprio da questo.
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