Sabato alle 23.30 ora locale, lungo la trafficata autostrada Khomeini a nord-ovest di Isfahan, il lampo di un’esplosione su un edificio e un grido: «Era un drone… è vero?». È ciò che si vede in un video amatoriale mandato in onda dall’emittente televisiva iraniana.

IL MINISTERO della difesa ha poco dopo divulgato una nota: «L’attacco a un impianto per la fabbricazione di munizioni è stato compiuto da tre micro-droni esplosivi, due dei quali sono stati abbattuti con successo. Un terzo è riuscito a colpire l’edificio, causando lievi danni al tetto e senza ferire nessuno». Il Wall Street Journal, citando funzionari statunitensi e persone a conoscenza dell’operazione, scrive che l’attacco è stato effettuato da piccoli quadricotteri israeliani mentre si svolgevano colloqui tra Gerusalemme e Washington su come contrastare Teheran e approfondire la cooperazione militare israeliana con la Russia. Non è chiaro se la fabbrica di munizioni sia stata l’obiettivo dell’attacco, poiché si trova vicino a un sito dell’Iran Space Research Center, sanzionato dagli Stati uniti per il suo presunto lavoro sui missili balistici, aggiunge il giornale.

I media e i giornalisti israeliani, citando fonti ufficiali all’interno del paese, hanno riferito che gli attacchi hanno colpito con successo quattro diverse aree di un edificio collegato al programma missilistico iraniano. Qualche ora dopo, Irna, l’agenzia di stampa iraniana, ha riferito di un enorme incendio in una fabbrica di olio per motori in una zona industriale vicino alla città nordoccidentale di Tabriz. Successivamente ha affermato che la fuoriuscita di petrolio ha causato l’incendio, citando un funzionario locale. Non ci sono, per ora, indicazioni di un collegamento tra i due fatti, ma gli attacchi sembrano rientrare in uno schema israeliano per colpire i siti strategici in Iran. Il ministro degli esteri Amir-Abdollahian ha detto: «Tali azioni non avranno alcun impatto sulla determinazione dei nostri esperti a progredire nel nostro lavoro nucleare pacifico».

ISFAHAN OSPITA una grande base aerea e diversi siti nucleari, tra cui Natanz, che è al centro del programma iraniano di arricchimento dell’uranio. Il sito di Natanz è una struttura sotterranea altamente sorvegliata, utilizzata per la produzione di uranio arricchito, componente chiave del programma nucleare iraniano.
Nell’aprile 2021 la struttura di Natanz era stata colpita da un massiccio attacco che distrusse migliaia di centrifughe avanzate di nuova installazione. L’attacco era stato attribuito da Teheran all’intelligence militare israeliana. C’è la possibilità che i droni utilizzati sabato sera siano decollati dall’interno del paese: a luglio Teheran aveva dichiarato di aver arrestato una squadra di sabotaggio composta da militanti curdi che lavoravano per Israele e che progettava di far saltare in aria un centro industriale della difesa «sensibile» a Isfahan.

Non è la prima volta che l’Iran accusa Israele di pianificare attacchi usando agenti dentro il territorio iraniano.
Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Zelenskiy, ha collegato l’attacco direttamente alla guerra in Ucraina: «La logica della guerra è spietata e omicida. Questo è il conto per gli autori e i complici. Notte esplosiva in Iran: produzione di droni, missili e raffinerie di petrolio. Vi avevamo avvertito», ha twittato. L’Iran ieri ha convocato l’incaricato d’affari ucraino a Teheran per chiedere spiegazioni, scrive l’agenzia di stampa Tasnim.

La Repubblica islamica è stata accusata ripetutamente di aver fornito i suoi letali droni Shahed-136, con una capacità di circa 2mila km di volo e un carico esplosivo di 30 chili, alla Russia, droni poi utilizzati in Ucraina. Gli esperti stimano che la Russia abbia acquistato 1.700 droni iraniani di diverso tipo. L’Iran ha riconosciuto di aver fornito un numero «limitato» di droni alla Russia, ma ha affermato che ciò avveniva prima dell’inizio della guerra nel febbraio dello scorso anno.

NEL FRATTEMPO la questione del nucleare iraniano si complica ulteriormente. Domenica il ministro degli esteri del Qatar Al Thani, a seguito di un incontro con il suo omologo iraniano e auspicando il ritorno di tutte le parti ai negoziati, ha affermato che Doha ha ricevuto una serie di messaggi dagli Stati uniti da trasmettere all’Iran. Lo stesso giorno il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in un’intervista rilasciata all’emittente saudita Al Arabiya ha dichiarato che Teheran avrebbe respinto l’attuale proposta di tornare all’accordo sul nucleare.
Lunedì Sara Fallahi, capo del comitato nucleare della Repubblica islamica, in riferimento ai messaggi pervenuti dall’emirato del Qatar ha detto che gli americani «cercano negoziati diretti con l’Iran e non partnership con altri paesi, Europa compresa. Ovvero cercano soluzioni bilaterali».