Economia

Legge di bilancio, mille grane e una certezza: l’interesse delle imprese

Legge di bilancio, mille grane e una certezza: l’interesse delle impreseIl vicepresidente del consiglio Luigi Di Maio

Manovra Il caso dell'emendamento che taglia i premi Inail. Mentre aumentano gli incidenti sul lavoro, il governo taglia sulla sicurezza. La protesta dei sindacati: «Una vergogna». Rinviate di un anno le assunzioni nella P.A

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 20 dicembre 2018

Scritta, o meno, sotto la dettatura di quelli che fino alla settimana scorsa sembravano essere i loro acerrimi nemici, nella manovra resta fissa la stella polare che guida i pensieri, e le azioni, dei populisti-sovranisti: l’interesse delle imprese. Nel caos di una legge di bilancio che, fino alla serata di ieri, nessuno al Senato aveva ancora potuto leggere, è spuntato uno degli emendamenti con i quali il ministro del lavoro e dello sviluppo Luigi Di Maio ha cercato di rimboccare le coperte ai padroni: il taglio del 30% dei premi assicurativi Inail alle imprese. Il vicepresidente del Consiglio pentastellato l’ha presentato come un «taglio al costo del lavoro». Per i sindacati Cgil, Cisl e Uil, invece, nella manovra virtuale «non c’è traccia dell’impegno sulla qualificazione delle prestazioni a favore dei lavoratori». L’emendamento prevede che i 410 milioni di euro risparmiati dalle imprese nel 2019 «saranno reperiti anche con un taglio di 110 milioni alla formazione sulla sicurezza e la salute». «È una grande vergogna – sostiene Maurizio Marcelli, responsabile Fiom per la salute e la sicurezza – Perché avviene mentre la condizione lavorativa peggiora e aumentano gli infortuni e le malattie connesse al lavoro. L’emendamento va cancellato, altrimenti sarà una ragione più forte per una mobilitazione». «Sempre al servizio del più forte, Di Maio» accusa Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana/LeU). «Togliere il sostegno alla prevenzione sulla sicurezza alle piccole e medie imprese è assurdo» commenta Roberto Speranza (LeU/Mdp).

NEL GRAN CALDERONE delle pensioni «quota 100» c’è un altro problema: il blocco della rivalutazione delle pensioni sopra i 1.500 euro lordi mensili. Decisione presa anche per finanziare la misura-bandierina leghista che partirà il «primo aprile», insieme al sussidio di povertà detto impropriamente «reddito di cittadinanza», ha detto ieri il ministro dell’Economia Tria. Negli attivi unitari organizzati da Cgil, Cisl e Uil a Milano, Roma e Napoli, i sindacati hanno criticato fortemente questa decisione che va a colpire gli assegni modesti di persone anziane. «Il governo colpisce redditi modesti, frutto di oneste fatiche, nonché figure sociali che non possono più lottare con lo sciopero a difesa dei propri diritti» ha commentato Cesare Damiano (Pd).
NEL SETTORE PUBBLICO la promessa di Salvini di mandare in pensione qualche centinaia di migliaia di persone si regge inoltre sulla possibilità di organizzare i concorsi per assumere le persone che dovrebbero sostituirli. Nel singolare discorso al Senato in cui ha celebrato una resa come una vittoria, il presidente del Consiglio Conte ieri ha annunciato il rinvio di un anno delle assunzioni nella pubblica amministrazione al 15 novembre del 2019. Per Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa è «inaccettabile». Il sistema è «al collasso». Su questo punto è intervenuta la ministra della P.a, Giulia Bongiorno, ribadendo che «a decorrere dal 2019 è confermato il turnover al 100% per tutte le amministrazioni».

Nella complicatissima partita tra entrate e uscite i concorsi dovrebbero dunque partire tra 12 mesi. Chissà quando arriveranno le assunzioni. «E pensare che Bongiorno aveva parlato di concorsi sprint e in deroga per assumere subito il personale – ribatte Serena Sorrentino (Fp Cgil) – La verità è che hanno sbagliato la manovra e ora, dopo il richiamo dell’Europa, fanno pagare il prezzo dei loro errori ai lavoratori e ai cittadini».

SE LA GRANA DELLE BUCHe a Roma sembra essere stata risolta ripresentando l’emendamento che permette, previa convocazione di uno stato di emergenza, addirittura l’intervento del genio militare (più che altro l’ammissione di una città allo sbando, al netto dell’irritazione dei vertici militari), ne è spuntata un’altra sul fronte del tetto per gli appalti. Un’altra operazione spericolata voluta dalla Lega e osteggiata dai Cinque Stelle. I primi vogliono un tetto, senza alcuna gara, a 200 mila euro. I secondi a 40 mila. L’Anac ha più volte evidenziato i rischi dell’affidamento diretto. I Cinque Stelle, paladini dei bandi, sono sensibili. Meno la Lega, tentata dalle stime per cui i sindaci potrebbero maneggiare fino a 7 miliardi di euro.

L’ULTIMA GRANA è quella degli autisti Ncc contro i tassisti. Il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Rixi (Lega) ha presentato un emendamento che li costringe a rientrare in autorimessa dopo il servizio. Gli autisti ieri hanno di nuovo bloccato le strade di Roma, mentre i tassisti protestavano a Fiumicino per le voci di un ritiro del testo. L’Anitrav, uno dei sindacati degli autonoleggiatori, ha incontrato Salvini a Milano. «Ascolto e cerco di risolvere i problemi. Poi non sono Ministro a tutto. le mie competenze sono quelle che sono». Salvini, il mister Wolf che voleva, ma non può. ro.ci.

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