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Migranti, tra minori non accompagnati e Albania il governo dà i numeri

Migranti, tra minori non accompagnati e Albania il governo dà i numeriIl ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, a sinistra, in audizione davanti al Comitato Schengen presieduto dal deputato Graziano Delrio, a destra – Lapresse

Audizione al Comitato Schengen Come funzionerà il protocollo? Piantedosi non risponde. Intanto i numeri del Viminale dicono che i ragazzi stranieri accolti in Italia sono meno di 10mila. Il 25-30% di quelli che sbarcano vanno via

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 12 gennaio 2024

In televisione sottolinea che squadre di tecnici italiani sono già impegnate nei sopralluoghi in Albania, ma con i parlamentari non risponde ai tanti dubbi che restano sull’accordo con Tirana. È la doppia giornata del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri si è diviso tra La7 e il Comitato parlamentare di controllo su Schengen, Europol e immigrazione.

«Quando ci sarà la decisione della Corte costituzionale albanese partiremo per la realizzazione in tempi brevi di un progetto molto importante, uno dei successi del premier Giorgia Meloni, visto di buon occhio dall’Europa», ha detto il titolare del Viminale in tv. Evidentemente il governo non teme la decisione dei giudici del paese delle aquile. La situazione, però, potrebbe rivelarsi più complicata da questo lato del mare.

I punti interrogativi, giuridici e logistici oltre che economici, restano tutti lì sul piatto. Anzi, dopo tre giorni di audizioni nelle commissioni riunite Affari costituzionali ed Esteri della Camera sono aumentati: numerose le criticità rilevate dagli esperti sulla compatibilità con il diritto europeo e la costituzione italiana.

Alcune questioni concrete sono state poste ieri al ministro durante il comitato Schengen: dove si realizzerà lo screening per decidere chi va in Albania e chi in Italia? Nel primo caso: che succederà a chi non ottiene asilo? Cosa si farà con quelli che ricevono il diniego alla domanda di protezione internazionale ma non possono essere espulsi? Come sarà garantita la difesa dei migranti trattenuti?

A queste domande Piantedosi non ha risposto o lo ha fatto con affermazioni generiche. Sullo screening ha ricordato che il progetto ha due ambiti, l’hotspot a Shengjin e i centri di trattenimento a Gjader, poi però ha specificato che non sarà fatto in Albania, ma prima. Sulle navi di guardia costiera o marina, dunque. Verosimilmente per spedire al di là dell’Adriatico chi viene da paesi con cui l’Italia ha accordi di rimpatrio. Operazione delicata in alto mare. «I modelli operativi saranno definiti dalle strutture di salvataggio», ha tagliato corto. Per adesso, dunque, non si sa nulla.

Di fronte a questa reticenza del ministro il deputato d’opposizione Riccardo Magi (+Europa) è partito all’attacco: «Non si può andare avanti con l’esame del ddl di ratifica del protocollo senza che il governo chiarisca questi punti fondamentali. Piantedosi venga in commissione a rispondere».

Sempre in commissione Schengen il ministro ha dato altri numeri significativi: riguardano i giovani migranti che arrivano in Italia da soli. Meritano attenzione perché smontano la retorica sulla presunta «emergenza minori stranieri non accompagnati» che il governo ha alimentato in autunno. Obiettivo: varare il decreto che ha reso possibile accoglierli anche in strutture per adulti, complicato la conversione del loro permesso di soggiorno e reintrodotto l’Rx del polso per accertare l’età.

Sapevamo che i minori arrivati via mare nel 2023 sono stati 17.319, circa 3mila in più dell’anno precedente. Ieri Piantedosi ha aggiunto che al 4 gennaio erano 2.263 nei centri di prima accoglienza, 1.576 in quelli di accoglienza straordinaria e 5.870 nei progetti del Sistema accoglienza e integrazione (Sai). Totale: 9.709. Molti meno di quelli sbarcati.

Sarebbe questa l’emergenza per un paese di 60 milioni di abitanti? Tra l’altro, ha spiegato Piantedosi, da quei centri tanti ragazzi fuggono per continuare il viaggio: le percentuali oscillano tra il 25% e il 32% in base al tipo di struttura di accoglienza. Per tutti loro l’Italia è un paese di transito, non di arrivo.

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