Politica

Migranti, gli atti contro Salvini a due Tribunali dei ministri

Inviati dalle procure di Palermo e Roma Questa volta a decidere delle scelte fatte sui migranti da Matteo Salvini  quando sedeva ai vertici del Viminale sono due tribunali dei ministri. A Palermo la procura ha infatti trasmesso […]

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 30 novembre 2019

Questa volta a decidere delle scelte fatte sui migranti da Matteo Salvini  quando sedeva ai vertici del Viminale sono due tribunali dei ministri. A Palermo la procura ha infatti trasmesso ai giudici che nel capoluogo siciliano si occupano dei reati compiuti da esponenti di governo gli atti dell’inchiesta avviata dai colleghi di Agrigento chiedendo di procedere a indagini preliminari nei confronti del capo della Lega per i reati di concorso in abuso d’ufficio «commesso a Roma tra il 14 e il 20 agosto» e concorso in sequestro di persona «commesso in Sicilia dal 15 al 20 agosto». L’inchiesta riguarda il divieto di sbarco imposto da Salvini alla nave delle ong spagnola Open Arms con bordo i migranti salvati nel Mediterraneo con «conseguente privazione – ha scritto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi – privazione della libertà personale in pregiudizio di numerosi migranti giunti nelle acque di Lampedusa».

Salvini però rischia di arrivare a processo anche a Roma. La procura della capitale ha infatti chiesto al tribunale dei ministri di procedere ad accertamenti e indagini nei confronti di Salvini ipotizzando i reati di calunnia e diffamazione. In questo caso l’inchiesta nasce dalla querela presentata dalla proprietaria del rimorchiatore Mare Jonio, della ong Mediterranea.
Adesso i giudici hanno 90 giorni di tempo per decidere se archiviare i procedimenti oppure, confermando le accuse, rinviare gli atti alla procura competente per la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro.

Solo tre giorni fa si sono conosciute le motivazioni con cui il 21 novembre il Tribunale dei ministri di Roma ha archiviato le accuse mosse a Salvini di omissione di atti di ufficio e abuso di ufficio per aver impedito lo sbarco di 65 migranti tratti in salvo dalla nave Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye. Per i giudici della capitale la responsabilità di assegnare un porto sicuro spetterebbe infatti allo «Stato di primo contatto» che «non può che identificarsi in quello della nave che ha provveduto al salvataggio». L’Alan Kurdi, quindi, avrebbe dovuto chiedere un porto sicuro alla Germania. Une lettura di quanto accaduto che adesso potrebbe ripetersi con il caso della Open Arms, nave che batte bandiera spagnola.

«Ma in alcuni Tribunali non hanno problemi pi importanti di cui occuparsi? Quando tornerò al governo, rifarò esattamente quello che ho fatto: i confini sono sacri, punto», è stato il commento di Salvini.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento