Europa

Migranti e terrorismo, stop di Berlino a Schengen: blindate tutte le frontiere

Migranti e terrorismo, stop di Berlino a Schengen: blindate tutte le frontiere

Germania Il governo cede alle pressioni della Cdu. Pullman carichi di migranti verso Bruxelles: scontro tra Budapest e governo belga

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 10 settembre 2024

Non sono passate neanche due settimane da quando il leader della Cdu Friedrich Merz ha evocato lo stato d’emergenza immigrati in Germania lanciando un ultimatum al cancelliere Olaf Scholz e, allo stesso tempo, ai vertici dell’Unione europea. «E’ assolutamente necessario proteggere le frontiere esterne dell’Europa», aveva scandito il capo dell’opposizione tedesca. «Se la protezione esterna non funziona, dovremo di nuovo proteggere i confini interni» del paese.

Solo quattro giorni dopo quell’avvertimento, il 1 settembre, l’estrema destra dell’Afd, anche soffiando sull’immigrazione, ha fatto man bassa di voti in Sassonia e Turingia facendo tremare sia Berlino che Bruxelles. La risposta dell’esecutivo tedesco è arrivata ieri ed è in linea con quanto richiesto dalla Cdu. Da lunedì prossimo, 16 settembre, la Germania sospenderà Schengen ripristinando e intensificando per sei mesi i controlli a tutte le sue frontiere. Allo stesso tempo verranno adottate misure restrittive nei confronti dei rifugiati e intensificate le procedure per rispedire verso i paesi di primo approdo i cosiddetti dublinanti. Questione che ha già aperto un contenzioso con l’Italia, dove la Germania vorrebbe rimandare 20 mila migranti, e provocato la reazione dura di Vienna. «L’Austria non accetterà nessuna persona che sarà rimandata indietro dalla Germania. Non c’è nessuno spazio di manovra», ha messo in chiaro ieri il ministro dell’Interno Gerhard Karner.

Ad annunciare le nuove e più severe misure è stata la ministra dell’Interno Nancy Faeser (Spd) spiegando di aver già avvisato la Commissione europea della volontà di sospendere il Trattato sulla libera circolazione per fermare – hanno spiegato fonti del governo – l’immigrazione irregolare e tutelare la sicurezza interna dalle minacce del terrorismo islamico. Una decisione presa dopo l’attentato jihadista di Solingen, dove un rifugiato siriano che avrebbe dovuto essere espulso ha ucciso tre persone, ma adottata sotto la pressione del successo elettorale dell’Afd, anche in vista delle elezioni federali che si terranno tra un anno. Oltre ai controlli alle frontiere (misura per altro non nuova visto che da ottobre del 2023 sono applicati ai confini con Polonia, Repubblica ceca e da settembre 2015 a quello con l’Austria) la stretta prevede un taglio agli aiuti economici destinati a quei richiedenti asilo che si trovano in Germania pur essendo di competenza di altri paesi. Espulsioni più facili sono invece previste per quanti dovessero commettere reati o venissero trovati in possesso di armi e oggetti pericolosi. Con l’Associazione dei comuni tedeschi che ieri ha chiesto l’istituzione di una «task force federale sulle deportazioni per accelerare i processi e renderli più efficienti». «E’ giusto intensificare gli sforzi affinché le persone senza diritto di soggiorno ritornino nei loro paesi d’origine», è stato spiegato.

Ma non è tutto. Secondo alcuni media tedeschi Berlino starebbe lavorando a un accordo con il Ruanda per l’utilizzo delle infrastrutture realizzate dal paese africano ai tempi dell’accordo siglato con la Gran Bretagna prima che il nuovo premier Keir Starmer lo cancellasse definitivamente.
Da diverso tempo non si registravano tensioni così alte sui migranti tra gli Stati membri. A peggiorare la situazione c’è poi la provocazione dell’Ungheria che dopo aver minacciato nei giorni scorsi di voler trasportare a Bruxelles i migranti che si trovano al confine meridionale con la Serbia come ritorsione alla multa di 200 milioni di euro inflittale a giugno dalla Corte di giustizia dell’Ue per il mancato rispetto dei trattati sul diritto di asilo, ieri alle parole ha fatto seguire i fatti organizzando i primi pullman. «Questo tipo di spavalderia è dannoso e controproducente», ha commentato la sottosegretaria belga per l’asilo e la migrazione, Nicole de Moor, per la quale Budapest «mina la solidarietà e la cooperazione all’interno dell’Unione».

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