Migranti e homeless nascosti per il Giubileo
Associazioni e operatori sociali contrari alle misure del Campidoglio, «non risolvono». La destra cavalca la polemica per il decoro
Associazioni e operatori sociali contrari alle misure del Campidoglio, «non risolvono». La destra cavalca la polemica per il decoro
Lontani dalla vista, ma non abbastanza per la destra. La questione dell’accoglienza dei senza fissa dimora in occasione del Giubileo sta diventando la cartina di tornasole dei paradossi di questa epoca, con amministrazioni di sinistra che inseguono la destra nelle politiche per il decoro, mischiandola con l’emergenza abitativa. Questi i fatti: il Comune di Roma realizzerà, in vista dell’apertura della Porta santa, quattro tensostrutture (a Termini, Ostiense, Tiburtina e a San Pietro) più alcuni punti mobili come siti di accoglienza a bassa soglia per i senza tetto.
Una di queste, quella prevista nella zona della stazione Termini, è stato oggetto di polemiche da parte della destra capitolina, supportata da quella nazionale. I parlamentari Federico Mollicone di Fratelli d’Italia (anche componente del Comitato Giubileo) e Simonetta Matone della Lega hanno cavalcato la protesta di alcuni commercianti di piazza dei Cinquecento, antistante l’ingresso principale della stazione, preoccupati per l’impatto sulla sicurezza e sull’immagine della città che veniva offerta ai turisti.
DI FRONTE A QUESTE PRESSIONI, il sindaco Roberto Gualtieri ha deciso di modificare il progetto iniziale: la tensostruttura non si farà, al suo posto saranno attivati 100 posti letto giusto qualche decina di metri più in là, in un palazzo di Via Marsala che però va ristrutturato per questo uso. Il presunto problema del decoro lanciato dalla destra è stato scongiurato, quello dell’accoglienza delle persone fragili, no. Difatti le associazioni laiche e cattoliche che si occupano stabilmente di povertà estrema hanno criticato l’intero piano del Campidoglio.
Come la Caritas di Roma che ha espresso delusione per le misure «del tutto emergenziali e temporanee» mentre da anni invocano interventi strutturali. «Queste non sono risposte alle esigenze sociali, è metterci una pezza», dice Giovanna Cavallo, che, come legal aid dello Sportello Immigrazione dello spazio sociale Spin Time, va in missione a Termini una volta al mese. «L’errore più grande quando si parla di senza fissa dimora – spiega Cavallo – è considerarli come un unico target sociale e questo non corrisponde alla realtà complessa che c’è intorno alle stazioni. Bisognava fare un’analisi delle criticità che portasse a una rinnovata azione politica per superare criticità: le tensostrutture come unica risposta, a pochi mesi dal Giubileo, non possono che essere prese come spot e come un modo per confinare soggettività che possono apparire scomode e non digerite dal sistema urbano, una contraddizione con gli scopi dell’Anno santo».
PER L’ATTIVISTA LA SITUAZIONE capitolina ricorda quella di Parigi, dove in occasione delle Olimpiadi il governo «ha voluto “ripulire” il centro deportando i migranti e i senza casa in strutture fuori dalla città, una cosa che fa sorridere dato che ai Giochi è stata ammessa una squadra composta da rifugiati ma poi si usa la faccia feroce quando si trovano per strada». In Francia però ci sono state imponenti manifestazioni di sostegno ai fragili che a Roma, ancora, non si sono viste. «Al momento la capitale non dà il giusto peso alle politiche sociali in un contesto di gravissima emergenza abitativa trasversale a tutti, italiani e stranieri, e che oggi si è acutizzata a causa anche della chiusura ermetica del mercato della locazione privato, sempre più classista, sessista e razzista», ragiona Cavallo.
ANCHE L’ANTROPOLOGO Federico Bonadonna, ai servizi sociali nelle amministrazioni Rutelli e Veltroni, è scettico. «Le tensostrutture sono servizi di bassa soglia utili d’inverno per i senza dimora ma non per i nuclei familiari e per i bambini», spiega. «Peraltro – continua l’antropologo – poche centiania di posti di fronte a 22mila persone che vivono per strada sono niente, non servono neanche a toglierli dalla vista. La fretta nasce sempre dall’esigenza del decoro ma per garantirlo davvero servono i bagni pubblici per cittadini, turisti e senza tetto, serve un piano per il disagio psichico, a prescindere dal Giubileo. Questa sinistra vagheggia invece di tensostrutture, di recintare le aree verdi della città cancellando per la cittadinanza porzioni essenziali di territorio, senza fare riferimento alla via maestra che è la politica per la casa».
TUTTA L’OPERAZIONE COSTERÀ 5 milioni di euro. A marzo 2026 le tensostrutture saranno dimesse e affidate alla Protezione Civile. «Auspichiamo da parte di governo e Parlamento un intervento per dare più risorse a chi deve affrontare un problema gigantesco», ha detto il sindaco Gualtieri. Intanto si pagano i costi sociali.
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