Papa Francesco ha trascorso la seconda notte in ospedale, al decimo piano del policlinico Gemelli, nell’area riservata alle degenze dei pontefici. A Bergoglio «è stata riscontrata una bronchite infettiva che ha richiesto la somministrazione di una terapia antibiotica su base infusionale che ha prodotto un netto miglioramento dello stato di salute», ha informato ieri sera il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni. Tanto che il papa ha potuto dedicarsi anche «ad alcune incombenze di lavoro».

Salvo complicazioni, verrà «dimesso nei prossimi giorni». È certo, quindi, che non sarà Bergoglio a celebrare la messa della domenica delle Palme, il 2 aprile, che verrà presieduta dal cardinal Sandri, vicedecano del collegio cardinalizio. Anche se, secondo un’indiscrezione raccolta da RaiNews24, l’avvicendamento era previsto già da lunedì 27, due giorni prima del ricovero. Un elemento che lascia intendere che il problema di salute del papa fosse in parte previsto.
Non si sa nulla invece sulle altre celebrazioni della settimana santa: la messa del giovedì, la Via crucis del venerdì al Colosseo e la veglia pasquale di sabato notte. Il decano, cardinale Re, ha già annunciato che sarà egli stesso a celebrare la messa di Pasqua a San Pietro, ma la notizia non è confermata ufficialmente dalla Santa sede. Segno che non si sa ancora quanto dureranno degenza e convalescenza del pontefice. In ogni caso in Vaticano stanno già predisponendo l’elenco dei sostituti, se Bergoglio non fosse in condizioni di poter celebrare i riti pasquali.

Intanto, mentre papa Francesco si trova al Gemelli, in Vaticano succedono cose, dentro e fuori le mura leonine.

La prima notizia, oscurata dal ricovero del pontefice, è che il gesuita Hans Zollner si è dimesso dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori, creata da Bergoglio nel 2014 per intervenire sulla questione della pedofilia del clero. Zollner, che faceva parte della commissione fin dall’inizio, pioniere e fra i massimi esperti mondiali della lotta agli abusi, è direttore dell’Istituto di antropologia della Pontificia università Gregoriana di Roma e da pochissimo è stato nominato consulente per il Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Diocesi di Roma, che è la diocesi del papa. Quindi non proprio un prelato di seconda fila, che se ne è andato sbattendo la porta, accusando la commissione di «mancanza di chiarezza sul processo di selezione dei membri e del personale e sui loro rispettivi ruoli e responsabilità» e di scarsa trasparenza sulle modalità con cui sono state prese alcune decisioni, oltre che di un uso piuttosto disinvolto dei fondi ad essa assegnati. Un duro colpo per la Commissione da cui, negli anni, erano stati allontanati o si erano dimessi anche i due rappresentanti delle vittime, l’inglese Peter Saunders e l’irlandese Marie Collins, lamentando il cattivo funzionamento dell’organismo antipedofilia.

La seconda notizia riguarda il mondo tradizionalista, che martedì scorso ha lanciato una regolare campagna pubblicitaria, con l’affissione, sui muri attorno al Vaticano, di manifesti in difesa della messa in latino, che riproducono immagini e frasi di Pio V (il papa della Controriforma), Giovanni Paolo II e Benedetto XVI (pontefici che hanno sostenuto il ritorno della messa in latino). Bersaglio dell’iniziativa è il recente provvedimento di Bergoglio che ha fortemente limitato le messe tridentine, imponendo l’autorizzazione da parte della Santa sede caso per caso, proprio perché erano diventate la bandiera identitaria dei cattolici preconciliari.