«Ci arresteranno perché non posso fingere di essere quello che non sono», ha dichiarato all’Afp Alex, 19 anni, gay in Uganda, dove il parlamento ha recentemente approvato una legge contro l’omosessualità descritta come «una delle più repressive al mondo».

Ufficialmente nota come “Legge anti-omosessualità 2023”, il testo deve ancora essere firmato dal presidente Yoweri Museveni, che governa il paese con il pugno di ferro dal 1986. Il parlamento ha approvato il 21 marzo in un’accesa seduta, con numerosi emendamenti, ma né i legislatori né gli analisti sanno esattamente cosa prevede la normativa. Secondo gli attivisti per i diritti Lgbt+, se Yoweri Museveni ratificherà questa legge, chiunque commetta atti omosessuali potrebbe essere condannato all’ergastolo. E in caso di recidiva è prevista la pena di morte.

LE NAZIONI UNITE E AMNESTY International hanno hanno definito la legge «spaventosa». L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, ha invitato Museveni a non promulgare il testo. «L’approvazione di questo testo discriminatorio – forse il peggiore al mondo nel suo genere – è uno sviluppo profondamente inquietante e se firmata questa legge trasformerà lesbiche, gay e bisessuali in Uganda in criminali per il solo fatto di esistere e questo potrebbe dare carta bianca alla violazione sistematica di quasi tutti i loro diritti».

I dibattiti su questo testo in parlamento sono stati infarciti di parole omofobe, lo stesso Museveni aveva definito la settimana scorsa gli omosessuali come persone «devianti». Tuttavia, il leader 78enne ha spesso ritenuto che l’argomento non fosse una priorità per lui e che preferisse mantenere buoni rapporti con i suoi donatori e investitori occidentali.

NEL 2014 UN TRIBUNALE ugandese aveva bloccato un disegno di legge, approvato dai parlamentari e firmato dal presidente Museveni, per punire con l’ergastolo le relazioni omosessuali. Questo testo aveva suscitato scalpore oltre i confini dell’Uganda e alcuni paesi occidentali avevano sospeso i loro aiuti dopo la sua presentazione al parlamento. Il gruppo imprenditoriale Open for Business che comprende giganti come Google Microsoft, MasterCard, HSBC e Meta ha minacciato «di ritirare gli investimenti dal paese».

L’Uganda ha una rigida legislazione contro l’omosessualità – un’eredità delle leggi coloniali – ma dall’indipendenza dal Regno Unito, nel 1962, non ci sono stati procedimenti giudiziari per atti omosessuali consensuali. L’intolleranza all’omosessualità è comunque comune in Uganda, dove l’adozione del testo è stata accolta con favore da alcuni partiti politici reazionari e da gran parte dell’opinione pubblica, con timide reazioni da parte di alcune associazioni della società civile per la difesa dei diritti umani.

«VIENE PUNITO anche chi parla o promuove i diritti omosessuali nel paese – ha dichiarato Robert Amoafo, attivista dell’Ilga la sezione africana dell’International Lesbian, Gay, Bisexual, Trans and Intersex Association -, per ora un primo risultato è che migliaia di giovani Lgbt in questi giorni stanno abbandonando il paese per la paura».

La scorsa settimana la polizia ha annunciato l’arresto di sei uomini per «pratica dell’omosessualità» a Jinja (sud) e altri sei uomini sono stati arrestati con la stessa accusa domenica. In Africa, in 30 paesi su 55 paesi l’omosessualità è formalmente ancora un reato.