Di fronte ai fatti di Gaza, il governo turco continua la sua dura campagna politica contro il governo israeliano, associata a una serie di boicottaggi verso aziende legate a Israele e Usa. Tuttavia emergono nuovi dettagli sui rapporti commerciali ancora attivi con Tel Aviv, che coinvolgono personaggi di rilievo legati alla coalizione governativa.

TRA LE AZIENDE BOICOTTATE c’è la nota catena internazionale di caffetterie Starbucks. L’azienda statunitense ha 663 locali in Turchia e in alcuni di questi si sono svolte proteste filo-palestinesi promosse dal Bbp, partito nazionalista e fondamentalista che governa in coalizione con il partito del presidente Erdogan, l’Akp.

Tuttavia, secondo le indagini condotte dal giornalista freelance Metin Cihan, uno dei fondatori del Bbp farebbe ancora oggi affari con Israele. «Secondo i dati dello Standards Institute of Israel – racconta al manifesto – la Pamukkale Kablo, azienda turca che produce cavi elettrici, commercia attivamente con Israele. Il suo proprietario, Mustafa Semerci, è uno dei fondatori del Bbp». Semerci si candidò nelle liste del Bbp nel 2018 e oggi fa parte del Consiglio di amministrazione del partito, che non smentisce.

DAL 7 OTTOBRE A OGGI, comunque, ben 335 navi hanno alimentato l’interscambio commerciale Turchia-Israele, trasportando circa 3,5 milioni tonnellate di merci. Tra queste navi ve n’è una particolarmente legata alla famiglia di Erdogan. Secondo Cihan «la nave, chiamata Halit Yildirim, appartiene alla compagnia di navigazione turca Manta Denizcilik. Dal sito di monitoraggio Marintraffic risulta che è salpata senza carico l’11 ottobre dal porto di Iskenderun, in Turchia, ha raggiunto il porto di Ashdod in Israele e da lì è ripartita per la Florida, negli Usa, forse per scaricare la merce prelevata in Israele. Dai dati ufficiali della Camera di Commercio di Istanbul (Ito) risulta che l’azienda è di proprietà di Mert Cetinkaya, che detiene l’1% di un’altra compagnia di navigazione, MB Denizcilik. Sempre i dati dell’Ito indicano che queste due aziende hanno la stessa sede legale e condividono lo stesso sito web, il che suggerirebbe un’affiliazione o l’esistenza di un’unica azienda».

Dalle indagini del giornalista emergono dati molto interessanti: «Il restante 99% di MB Denizcilik – prosegue Cihan – è ufficialmente di proprietà di Burak Erdogan, uno dei figli del presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan, nonché amico d’infanzia di Mecit Mert Cetinkaya».

Ieri, 29 novembre, Manta Denizcilik ha annunciato azioni legali contro il giornalista, senza tuttavia smentire il coinvolgimento della nave in transazioni commerciali con Israele in quei giorni, né fare alcun commento sulla società condivisa con il figlio di Erdogan.

NELLE STESSE ORE anche gli avvocati della famiglia Erdogan hanno annunciato una querela contro Cihan. Il quale apre anche un altro capitolo: «In particolare – aggiunge – 78 di quelle 335 navi sono partite dall’ex porto statale di Iskenderun, in Turchia, privatizzato e venduto alla società Limak Holding». Il porto ora è chiamato LimakPort. La società che lo controlla è legatissima all’Akp ed è uno dei simboli principali di clientelismo, opere pubbliche inefficaci e fallimentari (come Tap/Tanap), corruzione ed evasione fiscale.

Tutto ciò avviene mentre Ankara accusa Netanyahu di «crimini di guerra» e di perpetrare un «genocidio». E mentre vari ministri si fanno fotografare insieme ai pazienti oncologici di Gaza che sono stati accolti negli ospedali turchi.