L’ultimo Mondiale, forse un altro anno, al massimo due al Barcellona. La traiettoria del percorso verso la fine della carriera di Leo Messi sembra disegnata, la Pulce ha da poco chiarito che la discussa Coppa del Mondo in Qatar al via tra qualche settimana sarà il suo canto del cigno con l’Argentina.

Quella coppa desiderata, solo sfiorata otto anni fa, unica mancanza in un curriculum inarrivabile per grandezza e che resta forse l’unico elemento di demarcazione tra Messi e il mito Diego, che ne vinse una quasi da solo, a Messico ‘86. Sfatare quel tabù che lo condiziona ormai da 15 anni, regalare la Coppa alla Seleccion che non vince proprio dai tempi dell’exploit del Magico Diego, sarebbe ovviamente solo la ciliegina sulla torta.

NEL FRATTEMPO Messi si è messo a lucido per la Coppa, è tornato a strabiliare, a segnare con il Psg, a produrre giocate geniali, assieme a Neymar e Mbappè.

Certo, la media gol (una decina sinora con il Psg, con diversi assist) e la continuità non è più quella del Barcellona, a 35 anni, con un chilometraggio alle spalle di quasi 20 anni. Ma è tornato Messi dopo un anno in naftalina, per il peso dell’addio traumatico al Barcellona, che resta casa sua, per l’adattamento al calcio francese, a una vita diversa.

Sfatare quel tabù che lo condiziona ormai da 15 anni, regalare la Coppa alla Seleccion che non vince proprio dai tempi dell’exploit del Magico Diego

Tra poco si gioca la cartuccia per i Mondiali e dopo il Qatar ci sarà il tentativo di rivincere la Champions League con il Psg dopo una quaterna al Barcellona, portando i francesi che spendono miliardi da decenni finalmente al vertice in Europa, per la Pulce potrebbe esserci il ritorno in Catalogna. Lui lo sogna, anche il club catalano nonostante flirti con la bancarotta, figurarsi i tifosi del Barça, per un finale di storia che si fonde con l’epica.

INSOMMA, il disegno di Messi sembra compiuto. E la fine con il calcio giocato neppure troppo lontana. L’idea è che non seguirà il copione di Ibrahimovic o Totti, in campo fino a oltre 40 anni, per amore del calcio, oppure per paura di costruirsi una nuova vita senza il pallone tra i piedi.

Non vuole allenare, ha detto Messi, potrebbe cambiare idea come Zidane, a lungo lontano dal calcio e poi tecnico da tre Champions League vinte con il Real Madrid. Per gli appassionati del genere, meglio iniziare ad abituarsi all’idea di vedere il calcio senza Messi, che è doloroso quanto il tennis senza la classe di Roger Federer. Fenomeni paranormali che capitano una volta ogni 50, 100 anni. Se gira bene.