Per il governo si sta aprendo un altro fronte che porterà nuove fibrillazioni: quello della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes). A Bruxelles lo vogliono subito e va approvata così com’è. Poi ci sarà tempo per riflettere se, come o quando usarlo in futuro.

Meloni, in difficoltà, ha incontrato i vertici di questa organizzazione pochi giorni fa e ha sollecitato un cambiamento di rotta. «Non credo che questa discussione possa iniziare prima che sia completata la ratifica della precedente» ha fatto sapere una fonte europea in vista del confronto lunedì all’Eurogruppo sul processo di ratifica di uno degli strumenti che più riscuotono le inquietudini e tiene in sospeso l’iter di ratifica dell’intero «meccanismo». «Il governo italiano inizierà il processo, siamo fiduciosi”, ha sollecitato la stessa fonte.

Camera e Senato, sotto il secondo Governo Conte, avevano approvato le risoluzioni a favore della posizione italiana, tra grandi tormenti all’interno del M5s, e polemiche da Lega e Fratelli d’Italia. Nel frattempo in Germania è arrivato il responso della Corte costituzionale sul contestato provvedimento deciso nel 2020. Allora si è pensato di semplificare gli strumenti a disposizione del Mes in caso di difficoltà economiche di un paese attraverso il finanziamento di «linee di credito precauzionali» e di attacchi sui mercati.

Il meccanismo è stato «riformato» si dice per evitare di replicare ciò che è avvenuto in Grecia alla quale sono state imposte sanguinose «riforme» e imperativi di bilancio. Ora si parla di un «nuovo Mes» al quale è stato affidato anche il compito di fornire un paracadute finanziario (backstop) al fondo unico di risoluzione europeo alimentato dalle banche se, in casi estremi, gli stati non avessero risorse sufficienti per coprire le spese necessarie per completare i «fallimenti ordinati» delle banche in difficoltà nell’ambito dell’Unione bancaria europea da completare.