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Merkel per un «lockdown breve in tutto il Paese»

Merkel per un «lockdown breve in tutto il Paese»Angela Merkel – Ap

Germania Preoccupano i numeri delle terapie intensive, la cancelliera appoggia la soluzione «ponte» del segretario Cdu Armin Laschet fino all’aumento dell’immunità. Ma nel Saarland da due giorni è scattato l’allentamento dei limiti sui contatti basato su test obbligatori estesi a macchia d’olio

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 8 aprile 2021

Angela Merkel appoggia il «lockdown breve e uniforme su tutto il territorio nazionale» proposto dal premier del Nordreno-Vestfalia e segretario Cdu, Armin Laschet, che in poche settimane da aperturista è diventato il paladino del coprifuoco. La conferma ieri dalla portavoce del governo, Ulrike Demmer, secondo cui la cancelliera «è preoccupata per il forte aumento dei pazienti in terapia intensiva e per le diverse regole nei 16 Land che in questo momento certo non contribuiscono alla sicurezza».

Il solito problema del federalismo sanitario che finora ha impedito di uniformare il contrasto alla pandemia, elevato all’ennesima potenza in vista delle imminenti elezioni federali di settembre.

A tal riguardo l’ultimo esempio proviene dalla Baviera: ieri ha deciso in perfetta e solitaria autonomia di firmare il pre-contratto per la fornitura del vaccino russo Sputnik. «Abbiamo raggiunto l’accordo con la società che si occupa dell’approvvigionamento, nel caso il farmaco venisse autorizzato dall’Ema la Baviera già a luglio otterrà circa 2,5 milioni di dosi» conferma il governatore bavarese, Markus Söder, che è anche leader della Csu, per tornare al problema politico.

Così, mentre Laschet propone il cosiddetto «lockdown-ponte» fino all’aumento dell’immunità, dopo essere stato rimproverato da Merkel per il suo lassismo, nel vicino Saarland da due giorni è scattato l’allentamento dei limiti sui contatti in nome del «Modello-Saar» basato su test obbligatori estesi a macchia d’olio. Non è un esperimento di massa ma il radicale «cambiamento di strategia» annunciato nel fine settimana dal premier Tobias Hans (Cdu come Laschet e Merkel) e già approvato dal governo locale. Secondo la vice-presidente Anke Rehlinger (Spd) le aperture saranno basate su «condizioni di prova rigorose» e consentiranno di «dare maggiore libertà ai cittadini ma anche di individuare prima le infezioni».

La svolta, tuttavia, è criticata da quasi tutti gli esperti, a partire da Sandra Ciesek, docente di Virologia all’Università “Goethe” di Francoforte, contraria alla «sensazione di falsa sicurezza quanto a spostare la responsabilità sui cittadini, come ha fatto la politica».

In questa cornice si colloca l’appello di Merkel con rifermento al «numero di letti occupati nelle terapie intensive che sta aumentando troppo velocemente: in un solo giorno è cresciuto di ben il 5% facendo preoccupare i medici» come riferisce la portavoce. Colpa della terza ondata del virus che la Germania non riesce ancora veramente a rompere: l’ultimo bollettino dell’Istituto Rober Koch certifica la situazione in lieve miglioramento ma pur sempre allarmante: nelle ultime 24 ore sono 7.593 i nuovi casi (erano 22.679 sette giorni fa) con 109 decessi che si aggiungono ai 77.245 morti complessivi di Covid-19. Al 5 aprile risultava vaccinato il 12,7% della popolazione (+0,7% rispetto alla settimana scorsa) di cui però appena il 5,5% anche con la seconda dose. L’indice di contagio sopra quota 110 ogni 100 mila abitanti rimane abbondantemente sopra la soglia di guardia.

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